Al centro il conservatore dei Luoghi Franco Alessandro Molosso Maltarello von Rosenfranz ad una cerimonia, appena appresa la notizia riguardante la sentenza
ARCUGNANO (VI) – TIVOLI (ROMA) “Assolto con formula piena per non aver commesso il fatto!” Dopo 8 anni! Cessate le esigenze che potevano arrecare danno al Segreto di Stato imposto da chi si portò a Roma Piddu Madonia, mantenendo, almeno fino al 2009, su questi luoghi, operazioni aperte con agenti undercover in azione, mentre l’impresario Madonia, presunto killer del Sindacato Ebraico, imputato premiato per stragi, spendeva ad Arcugnano – Longare il denaro tracciato da Giovanni Falcone. Quello pagato per la liberazione di Carlo Celadon.
Vincere, poi, combattendo in casa loro. Cioè contro i feudatari DC Rumoriani locali. Calunniato, infamato, offeso a causa delle sua sterminata cultura. Un unicum! Se pensiamo che Arcugnano, dopo Tonezza, casa presso la quale il primo ministro vicentino DC Marian Rumor, alias Antelope Cobbler, imponeva a suo padre, il comandante delle basi segrete sotterranee dei missili nucleari, un allora giovane Totò Riina come appaltatore, mentre quest’ultimo dormiva presso la casa del primo ministro Vicentino. Durante un visita, presso lo storico palazzo dei suoi avi, assieme al ministro della cultura, on. Dario Franceschini, entrambi furono perfino ridicolizzati. Quindi la condanna. Ora la piena assoluzione. Chi ebbe vantaggi da questa operazione?
Per tutti, l’uomo dei sogni. O meglio del Teatro dei Sogni (libro edito Elisabetta Sgarbi – Umberto Eco) il libro che gli ha dedicato lo scrittore, l’architetto Andrea De Carlo.
Ma quando in questi anni la gente la fermava per la strada stringendole la mano per farle i complimenti, che cosa rispondeva il Molosso?
Si congratulavano di come avessi potuto realizzare una così grande, colossale e suggestiva struttura. Mi consideravano il furbo saltafossi realizzatore dell’enorme teatro. A me non pareva giusto che mi attribuissero un simile lustro per qualcosa che non ho costruito io, frutto delle cavolate diffuse ad hoc dai palazzinari. Destoricizzare per potere costruire alla maniera del Sacco di Palermo. L’antico Santuario sull’anfiteatro della vicentina Viibia dei Sabini Matidii, moglie dell’Imperatore Adriano, io l’ho solo mantenuto, riparato, curato, amato e con tanti sacrifici. Dedicando ad esso tanto amore, era impossibile non innamorarsene. Se lo vedi, perdi la testa. L’ho riparato dai vandalismi per un ventennio grazie al prof. Maurizio Tosi. Mi sono occupato solo di ridonare a lui il suo vero e antico fascino di luce. Tutto qui. Questo però deve avere dato parecchio fastidio a qualcuno. Fino ad aver pensato che avrebbe potuto servirsi di lei per trarre vantaggio in un ben congeniato complotto. Guardi che qui, come dalla mia omologa a Bagheria, alla conservatrice del luogo, la principessa Vittoria Aliata di Francavilla, sono accadute le medesime cose nel medesimo tempo.
Ma ritornando alla sua impresa, a giudicare dal suo passato, lui ha sempre vissuto la sua esistenza in modo spericolato e avventuroso, niente è stato impossibile per lui. Il Conservatore dei Luoghi Franco Molosso von Rosenfranz è un giocatore abituato a vincere, senza vantarsi dell’aver portato avanti sempre con successo grandi e storiche imprese che certo gli sopravviveranno.
Operazione Goldfinden condotta sotto l’egida del collega di Ian Fleming sir Fitzroy Maclean.
Un poco meno nota è la sua vita privata che gli ha valso l’appellativo di “Principe Disastro”. Palazzinari gli bruciarono dolosamente un archivio storico di cui egli era curatore. La prima consorte, appassionata naturalista, Nadia von Thurn und Taxis (Tasso) in seguito ad esposizione PFAS in Italia gli morì fra le sue braccia per cancro alle ossa. Un bambino rapito a due anni e mai più ritrovato e per l’appunto, la seconda consorte, allergica alla sofferenza che si suicidò.
Sulla vicenda dell’anfiteatro le nostre inviate lo hanno intervistato. L’imperatore Adriano, a Tivoli riuscì a contraffarre l’anfiteatro Berico, riproducendone, i principali elementi. Il Santuario dei Veneti Antichi in primis, appartenuto alla famiglia di sua moglie, la regina di Roma. La Vicentina, Vibia dei Matidii-Sabini. 2000 anni fa, geograficamente, come attestato dalle mappe della cartografa dell’agente segreto britannico dell’MI6, l’asolana, mia formatrice, Freya Starck, questa era una baia di un antichissimo lago. “Un mare ormai vecchio e stanco che qui venne a morire” scrive ilprof. Alberto Girardi parlando di questo oceano perduto di cui vi stiamo parlando e che grazie a lui ci permette di stimare il grande lavoro compiuto dal suo ricercatore Molossiano.
Oggi il lago del Dio Fos (odierna Fontega) è il lago più antico del Nord Italia. E io aggiungerei: “misterioso e romantico”. Un lago che non vuole morire. A volte riappare per poi scomparire sotto la crosta. Anche dopo la sua trasformazione a vantaggio del latifondo intrapresa da Giovanni Mioni, dalle figlie Luisa e Miresi che dividevano le nuove terre con gli eredi di Vincenzo Monti. Il lago da cui è appena stato tratto un film girato dentro il castello di Giulietta, che si affacia nello spettacolare complesso monumentale dell’anfiteatro Marittimo Berico e che tratta della passione del Foscolo per la moglie del Monti.
Teresa Pichler, suo padre Giovanni… Tutti nomi scolpiti nell’impresa di Heinrich Schliemann. L’esististenza del Grande Lago, la succhiai da un appassionato insegnante, scrittore locale, il prof. Reginaldo Dal Lago, mentre, la presenza del teatro a terrazze nel primario borgo di Arcugnano, la avevo appresa dai miei educatori italiani locali. E così dall’allievo di Ferdinand von Richtofen, Giuseppe Becce Bechstein, Dal Conte Guido Piovene che scriveva e mi faceva sognare quando mi parlava di questo teatro, lo devo agli accademici Olimpici, Mario Andreis, Remo Schiavo e un pochino anche all’instancabile prof. Renato Cevese. Bastarono, fra mille difficoltà, a darmi la forza di proseguire nella passione per le ricerche storiche contestualizzate, appunto, al grande lago di Vicenza, o detto di “Longara”. La località il cui nome esportato a Roma con la stessa perpendicolarità del Gianicolo, ci scrissi un libro pieno zeppo di dettagli di cui oggi ne sopravvive una appendice stabilmente detta “Fimon”.
A sua volta, l”accusa per il conservatore Molossiano era di avere contraffatto due volte l’opera, riportandola agli antichi fasti. A scopo di vantaggio speculativo immobiliare il teatro avrebbe dovuto essere destoricizzato attraverso un debugging. Emerse che la notizia era stata dettata da alcuni giornalisti che nulla sapevano dell’esistenza dell’enorme struttura. Ne uscì una polemica fra studiosi. Emerse pure che la responsabile tecnica comunale si era prestata alla diffusione in concorso, non solo di false comunicazioni sociali, riuscendo, chissà come, a diffondere immagini Google map Inc. US, allo scopo di criminalizzare il conservatore al posto del suo sindaco, reale autore delle concessioni di ville abusive realizzate presso la sommità dell’anfiteatro, facendo così credere che fosse stato il conservatore a sbancare una intera collina. Con la nuova possibilità di difendersi, grazie alla cessazione del pericolo legato alla diffusione di informazioni coperte dal Segreto di Stato imposto sulla zona per operazioni in undercover sull’area (le informazioni confermarono e dimostrarono che Piddu Madonia impartisse ancora ordini dal Carcere fino al 2009) il Molosso, che era stato condannato nel primo troncone processuale e nei ben tre gradi di giudizio, per l’assoluta mancanza di vantaggio, è stato ora assolto.
Questa sera, il 4 Giugno 2024, il conservatore ha festeggiato la vittoria con gli amici e tutti i colti storici che gli sono stati vicini.
Articolo tratto da : Italia News Arcugnano News
Le interviste a Franco Malosso per Italia- Arcugnano.News sono state realizzate da Betsy van der Meer @ per Italia – Arcugnano.News licenza Creative commons CC Y . Le riprese sono di Roberta Vasselli. Ogni riproduzione non è riservata.
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