Cognomi della Antica Grecia. Da MOLOSSO a MALOSSO
Malosso* (fonetica Veneziana). Re , poi Magister ed esattori anche sotto l’Impero Romano nonché condottieri, artisti , e successivamente Conservatori Discendente ligneo diretto del Molosso, Re Alessandro I di Macedonia (Epiro ) zio dell’Imperatore Alessandro Magno, fratello di Cleopatra, occupante nella penisola italica, deceduto in Lucania [ Plinio}. Molos (μῶλος) in greco antico significa “combattimento”. Dal “Molal “Mal “si giunge a causa della trasposizione fonetica, in quanto la contiguità sillabica portava a una distinzione di omofonia contigua della stessa   sulla trasposizione fonetica, al sorgere delle nuova lingua, quella Italiana. Tale cambiamento ha comportato la modifica del timbro. “Malosso” per semplice migliore pronuncia per effetto dell’influsso nella lingua Veneziana. Detto aspetto emerge anche nei lasciti diplomatici . Veneziana, era infatti la lingua ufficiale utilizzata nei lasciti tramandati relativi agli accordi commerciali trilaterali siglati fra il Regno di Persia, la Mongolia ( attuale China) e la Repubblica Veneta di cui il Veneziano Marco Polo in duplice veste era diplomatico per il Gran Khan.

Il rapporto fra i Veneti e i loro cognomi di derivazione greco-veneziana. Forse per i suo pseudo -esecrabile tradimento, Antenore, fondatore di Padova, è prudentemente considerano “leggendario” mentre, Schliemann”scavando la leggenda” ci conferma l’esistenza e lo splendore di Troia. Ai veneti tuttavia non piace essere chiamati “figli di troia “, figlio di una scrofa insomma o peggio: “Capra “! Gli Italiani non studiando più la storia che già Mussolini insegnava a modo suo, così dimenticano che al di la del cognome CAPRA, il Monticello delle capra su cui si ergeva la collinetta fluviale del Dazio, a Borgo Berga, ospiterà il tempio Pagano ispirato al Dio Giano-Janus: La villa Rotonda del Palladio, mentre come riferisce Adalber Lorenz firmandosi “Tuo Romeo “alla sua Giulietta dimorante presso i nobili “Da Porto”, o indifferentemente detti più semplicemente “Porto” crivend alla sua Giulietta, parla di “una nuotata più indietro * ” riferendo rispetto alla sommità della collina dell’anfiteatro Berico di Arcugnano, un tempo considerata Sacra, con tutti i suoi ritrovamenti romani dettagliatamente citati , sede del Magister che amministravano praticamente tutti territori attorno ad Arcugnano. Salendo da Arcugnano dopo Perarolo per S. Giovanni Monte, esiste ancora la alta frazione di “Porto” che sembra segnasse i limite delle loro estensione.

La villa Rotonda capolavoro di Andrea Palladio dedicata al Dio pagano Giano

Che cosa rappresentasse la Capra nella antichità, se lo chiediamo a un gruppo campione di veneti e anche di loro Quel il Dio bifronte cornuto Caprone. Il Dio del passaggio. Loro nn l sanno . Il famosissimo critico d’arte Italiano Vittorio Sgarbi ne ha fatto un cavallo di battaglia ricorrendo spesso a dare della capra agli avversari. Quelli lo querelano. E lui grazia alla sua straordinaria cultura, puntualmente vince e viene assolto . Infatti qualsiasi giudice colto che non abbia superato l’esame di concorso per ammissione barando, sa bene che non è offensivo dare a qualcuno l’appellativo di un Dio ? Geniale ! Cosi lui imperterrito continua a “dispensare” il suddetto titolo.

Vittorio Sgarbi sottosegretario, la Regione Lombardia: carica di  consigliere incompatibile
Il noto coltissimo critico d’arte italiano on. Vittorio Sgarbi

LA CULTURA E I VENETI NASCE CON VENEZIA ? Talvolta la cultura vince . Anche sui costumi. Tornando a quei Veneti a cui sembra piacere pensare solo di essere assurti alla ribalta solo dalla nascita della meravigliosa Venezia dimentichi che prima di essere alpini essi fossero popolazione di navigatori. E va beh! Fra 10 anni sarà una “razza” semi completamente estinta. Eppure fu una civiltà testimoniata una loro discendenza antichissima . Quella della cosiddetta età del Bronzo . Parte anche da qui chi fu capace di trasferire ai militi romani l’arte e la capacità di coltivare attraverso i solstizi . Quei romani che per nutrirsi, precedentemente erano costretti ad inseguire selvaggina. Adriano traendo spunto dal cosiddetto Gianicolo Veneto di Arcugnano, riprodusse a Tivoli la sua villa sulle nelle sembianze di quell’orologio cosmico che è il Santuario nella ex spettacolare baia dell’Anfiteatro Barico, orologio fondamentale per coltivare . E che prima di villa Adriana ci fosse questo santuario è completamente confortato dalla ricerche trattate dal prof. Maurizi Tosi , leggibili nel libro Il Gianicolo Veneto di Arcugnano. Passati e presenti ritrovamenti di monete ecc . ci confermano sufficientemente qui anche il passaggio dei Dori, o meglio di un loro dialetto.

Lo smemoramento avvenuto nelle masse dei Veneti, fra le poche popolazioni di italiani, alleati e non schiavizzati dagli antichi Romanì è storia lunga . Lo confermano comunque, le indagini nel corso delle ricerche del guru dell’archeologia mondiale, e ventennale classificatore dell’Anfiteatro Berico di Arcugnano, il prof. Maurizio Tosi . Testimonianze della sua esistenza oltre che praticamente da tutti sommi memorialisti, provenivano solo dagli anziani. Come di quei greci che per via Adriatica e poi risalenti le idrovie fluviale del Bisatto risalivano fino alle isole sparse di Oniketa fino al Santuario Pagano di Arcugnano. Purtroppo ai veneti non portò fortuna riprendere a navigare per terra . Fu la fine per la Serenissima.

OROLOGIO COSMICO sorto ben prima dei Santuario dedicato a Diana ed Apollo, oggi intitolato alla Madonna di Monte Berico . Vicino all’altro Santuario dei Veneti antichi: l’anfiteatro Berico. Nel mezzo , li divide Monte Giove.

Villa Margherita sulla Sommità del Monte Giove che divide i 2 santuari : quello era dedicato a Diana ed Apollo, dal 1500 . Santuario delle Madonna e il Santuario dedicato al Dio Giano dell’Anfiteatro Berico . Guido Piovene non ha mai fatto mistero di considerare Vicenza una piccola Roma assieme ai riferimenti mitologici di cui Arcugnano è piena.

E pensare che Greca era anche l’armata spartana del Re di Sparta Cleonimo alla cui manodopera secondo l’architetto e ricercatore Pino Dalla Massara, in schiavitù si deve il modello di edificare l’anfiteatro Berico da quello che era un Santuario a terrazze sorto su una stupefacente baia, approdo protetto dei veneti antichi come dei commercianti grechi di Ambra .

Elmo di un guerriero dei Veneti Antichi che respinsero la spedizione di Cleonimo schiavizzando 5000 spartani.

Nella sua temeraria impresa forte di 20.000 uomini, il principe greco ne lasciò qui 5000 ridotti in schiavitù a coltivare vigne e ad abbellire il Santuario di Arcugnano descritto anche nel linguaggio franco- mediterraneo Sabir. Insomma, in seguito alla dissoluzione della Antica Grecia, il Triveneto divenne corridoio terrestre di passaggio e stanziamento di un ristretto numero di famiglie di origine greca e più avanti nei secoli, Dalmato- Istriana – Veneziana (Ambellicopoli, Papadopoli …) Perbacco! Non solo schiavi greci Essi assegnarono alla toponomastica locale anche i nomi dei loro condottieri e delle città di origine da cui erano partiti . Così è stato per la val Ferona . Via longara che allora nasce qui per prima o a Roma ?

Per esempio da Athenia, i Thiene o da Athenia di cui ultimi rappresentanti sono i fratelli Thiene di cui Giacomo Thiene , il presidente Nazionale dell’Associazione Dimore Storiche Italiane – A.D.S.I. Giacomo di Thiene, architetto, specializzato in tutela e recupero del patrimonio storico-artistico.

USO DEL “DE “ NEI COGNOMI

Un monte a caso : il monte Cimone il monte di Tonezza a ricordo del Generale Ateniese delle Guerra Persiane Cimone . Ai nomi patrizi di questa ed altre famiglie di origine greca vengono spesso riconosciute diverse abbreviazioni. Per esempio i Cimone “dal Cimone ecc. ll “de” in italiano corrisponde al “von “preposizione tedesca in vigore dal Sacro Romano e corrispondente all’italiano “di” . o “de” . In Germania era frequente associare i nomi di antiche famiglie nobili identificandole per mezzo del loro feudo assegnatoli alla caduta del Pagano Impero con l’avvento del Sacro Romano Impero. Era anche il predicato nobiliare (premesso a cognomi di qualunque origine).

PERCORSO AUREO DEL MOLOSSO. DAL REGNO DI EPIRO MACEDONIA. Una vicenda curiosa .Dove nei secoli ha trovato dimora interamente o in parte la enorme riserva aurea Molossiana . In ‘Austria dal dopo guerra, questa preposizione de (von) a questi cognomi , è stato cancellata. Kurt Waldheim, il cancelliere Austriaco è lo stesso politico, ambasciatore in Canada, segretario generale delle Nazioni Unite, il cancelliere che curiosamente concesse il nulla osta al proseguo a quell’enorme riserva aurea viaggiante. Il tesoro Macedone del Molosso .

The Long Arm of History — Kurt Waldheim Banned for his Nazi Past –  Association for Diplomatic Studies & Training
Secondo da sinistra sx a fianco del Generale italiano Kurt Waldheim i

Quell’oro , troppo pesante e rischioso da trasportare per mare non aveva seguito il Re e cortigiani durante il loro lungo viaggio in esilio ma che risulta nelle obbligazioni, nei depositi certificati nei secoli a garanzia di importanti i imprese. Operazioni messe a garanzia e i cui si imbatte chi studia a fondo il percorso dell’oro dei Templari alla ricerca del Sacro Graal . Orbene, dopo tanto secoli quell’oro, in gran parte di derivazione persiana, col progressivo smembramento e riduzione del Grande Regno di Macedonia assieme alle altre riserve auree degli altri StatI nel frattempo poi membri delle Confederazione, quelle riserve auree furono raccolte e messe insieme da Pietro di Jugoslavia. Fino però a divenirne il grasso bottino di guerra fascista. Conteso da tedeschi ma predato da Mussolini. Per l’appunto, fu proprio Kurt Waldheim , futuro presidente Austriaco a permetterne che fosse contrabbandato dalle grotta d’origine dove era stato nascosto viaggiando e caricato su qualcosa come 80 vagoni vagoni ferroviari. Dalla Casa Reale Molosso provengono impresse su pergamena testi di Canto Sacri Egizi contenenti le prime note musicali estratte dagli algoritmi celesti rilevati 5.000 anni prima da Pitagora. Al Re Molosso, ne canti ne inni portarono fortuna vittoria in suolo italico. Rimane questa pergamena, pervenuta attraverso i suoi esattori imperiali ai vincitori, infine donata al Museo dell’Università Italiana di Bari.

Anche in  Italia la Costituzione repubblicana ha tolto ogni riconoscimento giuridico ai titoli nobiliari. Idem che un soggetto che reca un nome di famiglia nobile , sia nobile. Per esempio, rimanendo a Vicenza, portare un cognome come Capra, Sesso, o Thiene non indica che tutta la la famiglia fu eletta a nobiltà. Con l’avvento del Cristianesimo, dal 394 d. C. ai venetissimi Quirini o Querini discendenti del Dio Greco Quirino, a cui più volte anche qui a questa famiglia è stata curiosamente cancellata anagraficamente la loro discendenza dal regno degli Dei. Idem quella del Molosso. Curioso anche come Casa Savoia, per tutta la durata del conflitto contro il Regno di Gran Bretagna abbia sempre mantenuto in inossidabile trust in suolo inglese propri beni all’ombra del Commonwealth. Certo, ciò questi protagonisti delle Commedie del Goldoni, più impegnati a seguire partire di Calcio, non lo si insegna esattamente come non ci sono più maestre che tirano gli orecchi come a asini che poi lamentosamente ragliano la loro dignità perduta.

I COGNOMI AGGIUNTI. IL CASO DI RIGONI “STERN”. Sembra che anche la “Spettabile Reggenza dell’Altopiano Vicentino ” non sia immune . Sarà la moda non solo costruirsi passato di martire quando non lo si è stati ma di ottenere rispetto passando dalla parte dei vincitori . Come nel caso del veneto padovano Samuel Gaetano Artale von Belskoj-Levi a cui un negazionista come Irwin difendendo secolare cultura, le opere del Tintoretto distrutte nel non senso da chi non la ama come a Dresden potrebbe conferirgli una medaglia d’oro. Poi c’è chi come lo scrittore Rigoni, che ha pensato di inventarsi un cognome che non gli appartiene e che incute mistero e terrore.

Nulla a che vedere con chi, comunque nell’ esercizio del suo diritto, attorniato dal discredito spinto dal Giornale di Vicenza, nella cittàdina del Commisario Pepe, si è comunque acapparato e pagandolo regolarmente , titoli nobiliari che comunque non hanno più alcun valore. Così come sentenza il magistrato che ha assolto i siciliano – vicentino divenuto pr investimento Duca di Burgos, Rosario Poidimani . Circa lo STERN Casi più clamorosi fra i tanti che disponendo di una “manina” amicizia dentro l’ufficio anagrafe, nel dopoguerra, si sono aggiunti cognomi o messo il “de ” all’indomani che di fatto il Sindacato Ebraico ( Cosa Nostra ) sbarcava vittorioso in Italia. Rigoni, lo troviamo ad Asiago, Patria di Francis Turatello , figlio di Frank Coppola,”tre dita ” prestanome del DC Andreotti e talvolta anche Mariano Rumor.Il celebre scrittore asiaghese vicentino Mario Rigon, “Stern” non lo è ma stato. Neppure Cimbro .Non c’è traccia che sia stato uno STERN. Un Rigon e basta .

ITALIANIZZAZIONE DEI COGNOMI

Tuttavia un qualche sorta di privilegio esiste ancora. I nomi dei nobili antichi sono ancora oggi anagraficamente censiti a volte in duplice veste cioè con la preposizione che precede il cognome o con il cognome italianizzato così nel passaggio tra greco, lingua veneziana e lingua italiana come il cognome dei principi Colonna in Colonnese. E’ il caso anche dei compagni dei quel lungo viaggio intrapreso in esilio da quelli eredi del Molosso, i Canarisi, diverranno Canaris. Quello degli altrettanti esattori , armatori a lungo e tenutari di Teatri, fratelli Maltarello Come albero genealogico esposto presso la biblioteca di villa Cabianca a Longa di Schiavon prima, poi nel 1946 riposto dall’archivio sorelle Mioni -Papadopli-Wollemborg i Fratelli Maltarello proprietari anche della Fabbrica Reale Maltarello dei Rosenfranz sorta sia in parte sotto l’impero d’Austria che sotto il Regno D’Italia . I

Tuttavia un qualche sorta di privilegio esiste ancora. I nomi dei nobili antichi sono ancora oggi anagraficamente censiti a volte in duplice veste cioè con la preposizione che precede il cognome o con il cognome italianizzato così nel passaggio tra greco, lingua veneziana e lingua italiana come il cognome dei principi Colonna in Colonnese. E’ il caso anche dei compagni dei quel lungo viaggio intrapreso in esilio da quelli eredi del Molosso, i Canarisi, diverranno Canaris. Quello degli altrettanti esattori , armatori a lungo e tenutari di Teatri, fratelli Maltarello Come albero genealogico esposto presso la biblioteca di villa Cabianca a Longa di Schiavon prima, poi nel 1946 riposto dall’archivio sorelle Mioni -Papadopli-Wollemborg i Fratelli Maltarello proprietari anche della Fabbrica Reale Maltarello dei Rosenfranz sorta sia in parte sotto l’impero d’Austria che sotto il Regno D’Italia . I anche) Maltarelli erano anche strettamente legati ai Reali eredi dinasstici di Macedonia Molosso  attraverso matrimoni contratti più volte per diverse generazioni .  Sono così trascritti come Mattarello – Martarello o come riportato dall’av. Vito Raeli il Malterello o Matarello o detti ” I Matterel “, tra cui Pietro, figlio degli armatori, fratelli Maltarello. Con i suoi familiari, come riportato dal “Diario di Galileo” a Longare, fu Pietro Martarello , a Venezia a prendersi amorevolmente cura del Palladio che in punto di morte, avvenuta a Casa dei Martarello a Venezia così conferì a uno dei fratelli pure l’incarico di vigilare come Conservatore nel suo irrealizzato Teatro Olimpico e “prudentemente ” su quello Berico ( il suo Santuario pagano dell’Anfiteatro Berico ) che il grande architetto aveva descritto come un Grande Teatro . Un teatro in cui i Maltarel sono da secoli custodi.

Tuttavia un qualche sorta di privilegio esiste ancora. I nomi dei nobili antichi sono ancora oggi anagraficamente censiti a volte in duplice veste cioè con la preposizione che precede il cognome o con il cognome italianizzato così nel passaggio tra greco, lingua veneziana e lingua italiana come il cognome dei principi Colonna in Colonnese. E’ il caso anche dei compagni dei quel lungo viaggio intrapreso in esilio da quelli eredi del Molosso, i Canarisi, diverranno Canaris. Quello degli altrettanti esattori , armatori a lungo e tenutari di Teatri, fratelli Maltarello Come albero genealogico esposto presso la biblioteca di villa Cabianca a Longa di Schiavon prima, poi nel 1946 riposto dall’archivio sorelle Mioni -Papadopli-Wollemborg i Fratelli Maltarello proprietari anche della Fabbrica Reale Maltarello dei Rosenfranz sorta sia in parte sotto l’impero d’Austria che sotto il Regno D’Italia . I anche) Maltarelli erano anche strettamente legati ai Reali eredi dinasstici di Macedonia Molosso  attraverso matrimoni contratti più volte per diverse generazioni .  Sono così trascritti come Mattarello – Martarello o come riportato dall’av. Vito Raeli il Malterello o Matarello o detti ” I Matterel “, tra cui Pietro, figlio degli armatori, fratelli Maltarello. Con i suoi familiari, come riportato dal “Diario di Galileo” a Longare, fu Pietro Martarello , a Venezia a prendersi amorevolmente cura del Palladio che in punto di morte, avvenuta a Casa dei Martarello a Venezia così conferì a uno dei fratelli pure l’incarico di vigilare come Conservatore nel suo irrealizzato Teatro Olimpico e “prudentemente ” su quello Berico ( il suo Santuario pagano dell’Anfiteatro Berico ) che il grande architetto aveva descritto come un “Grande Teatro” . Un teatro in cui i Maltarel come per l’Olimpico sono da secoli custodi. I (anche) Maltarelli erano anche strettamente legati Molosso ai Reali eredi dinastici di Macedonia  attraverso matrimoni contratti più volte per diverse generazioni .  Sono così trascritti come Mattarello – Martarello o come riportato dall’av. Vito Raeli il Malterello o Matarello o detti ” I Matterel “, tra cui Pietro, figlio degli armatori, fratelli Maltarello. Con i suoi familiari, come riportato dal “Diario di Galileo” a Longare, fu Pietro Martarello , a Venezia a prendersi amorevolmente cura del Palladio che in punto di morte, avvenuta a Casa dei Martarello a Venezia così conferì a uno dei fratelli pure l’incarico di vigilare come Conservatore nel suo irrealizzato Teatro Olimpico e “prudentemente ” su quello Berico ( il suo Santuario pagano dell’Anfiteatro Berico ) che il grande architetto aveva descritto come un Grande Teatro . Un teatro in cui i Maltarel sono da secoli custodi.

Alessandro Baricco curerà un nuovo storytelling per il Teatro Olimpico di  Vicenza - Torino Oggi
Vicenza : Il teatro Olimpico di Andrea PAlladio

il grande ‘ANFITEATRO BERICO MONTANARI-QUERINI -COLONNA- GRIMANI – GRIMALDI -DALLE ORE

(il Teatro Olimpico, e all’aperto, quello acquatico Berico dei Querini -Colonna-Grimaldi -Grimani_dalle Ore , quello degli Antidonà, in via S.Francesco Vecchio a Porta Castello la sala musica di Palazzo Zorzi Giustinian Maltarello , quella da loro progettata di villa Cabiaca

I costruttori della Reale Fabbrica dei pianoforti Rosenfranz , spesso trascritti con Mattarello, Maltarello o Martarello, Maltarel, Mattarel. I prinicipi Colonna ex proprietari dell’Anfiteatro di Arcugnano, a cui viene intitolata la via d’accesso sull’antico lago, il più antico del nord Italia, presso Monte Giove, detta “Costa-Colonna” da cui il nome della ” via” che costeggia l’anfiteatro di Acugnano sono qui chiamati anche Colonnese. I Giustinian a loro volta possono essere chiamati in duplice modo. Anche Giustiniani. I Thurn und Taxis o della Torre, Tasso. Non fanno eccezione a questo solitamente duplice utilizzo anche completamente diverso , dei Reali di Casa D’Este o derivati da Lozzo d’Este, Obertenghi , Saxson, Hannover, Windsor ecc. Ma qui il discorso è lungo, complesso e politicamente mutevole per ragion di Stato. Spesso esso cambiò a seconda del tipo di considerazione che una classe politica al potere ha della storia e dei Regni di Monarchia da cui discende. Così che il discendente di Neottolemo potrebbe essere trascritto con l’epiteto di Pirro e viceversa. Pensiamo a quando gli Italiani dichiarano guerra all’ Regno Unito mentre in trust, i beni dei Savoia, in Inghilterra come in Italia manco saranno sfiorati dall’esproprio che viceversa temerariamente e rovinosamente ebbe seguito per esempio i beni Asburgo -Lorena in Italia predati dagli Italiani affrancati alla lobby delle armi, al termine della guerra d’aggressione che l’Italiani nel 1915 scatenarono contrò l’ex Grande Impero d’Austria, perdendo con Trieste così l’accesso privilegiato ai più gradi porti fluviali marittimi convenzionati confiscandone le da lui realizzate ferrovie* palazzi ecc. ecc. .

VOLANO GLI INSULTI ALLA MONARCHIA AMBIENTALISTA INGLESE Al lato pratico presso la casa D’ Este, il ministro dei Beni culturali Giancarlo Galan (MIBAC) la cui segreteria era stata dal 2002 risulta consapevolizzata degli accadimenti che scorrono irrefrenabili in Anfiteatro Berico, presso la cui sommità il Madonia spendono il premio strage Borsellini. Quella vecchia mafia, a VIcenza controllata dal Francis Turatello . Il boss Vicentino finirà simbolicamente smembrato alla maniera di Romolo , il del fondatore di Roma, Romolo come del Molosso. E’ il segnale del potere della nuova mafia dai colletti bianchi che in qualche forma aspira a rivestirsi di nobiltà arraffando titoli, medaglie, pagando pur di esserci a manifestazioni prettamente riservate a famiglie. Per vedersi ceduta una partecipazione ed apparire, c’è chi è disposto anche a corrispondere ventimila euro per una una serata. Ne prederà le distanze l’auto proclamatosi erede del Generale Epaminonda detto il Tebano . Vi è poi la tendenza a smembrare romantico-storiche proprietà nobiliari quasi per mostrare i propri potere sui regnanti millenari . Quando la realizzazione dell A21 prevedeva che il parco dell villa Saraceno del Palladio fosse tagliato a metà dal tracciato autostradale, gli ambientalisti insorsero. Più semplicemente chiedevano il completamento e la manutenzione della in gran parte già realizzata e poco inquinante idrovia da Lugano a Venezia e a Vicenza ecc. Purtroppo però gli investimenti tiravano dritto in un altro contesto. Il ministro italiano Galan disse: “Gli ambientalisti rappresentano “Il male oscuro” dell’Italia. Un male che degrada l’ambiente e l’economia dell’Italia e del Veneto .Rappresentano quelle forze che hanno letteralmente avvelenato il Veneto, Tra costoro desidero segnalare la presenza di una pseudo fondazione inglese ( La landomark trust di cui è PRESIDENTE CARLO D’INGHILTERRA ) che, con prepotenza di stampo colonialista e arroganza da padroni della filanda si è data sempre da tare per mantenere in condizioni ambientali pericolose villa Saraceno ad Agugliaro”.

IL MINISTRO GALAN CON LUCA ZAIA

CHE RESTA DI ESTE OGGI LA CITTADINA DOVE LA VITA E’ IN PERICOLO. Purtroppo, ESTE la Riviera Euganeo- Berica, con l’esodo progressivo, nel’l abbandono delle sue terre da parte di quella nobiltà che diede i Regnati a tutta Europa e non solo è oggi, quarta città più pericolosamente inquinata del mondo . Divenuta una immenso letamaio a cielo aperto dove galleggiano rifiuti colà occultati . Denaro dei cittadini che grazie a fasulle fatturazioni no affronterà mai i necessari cilci di smaltimento .Rifiuti che arricchiscono a dismisura il portafoglio di rappresentanti istituzionali. Denaro imboscato proveniente dai versamenti TARI e che riappare intestato a prestanome di comodo di quest’ultimi . Rifiuti non affrontano il pagato costoso processo di smaltimento . La TARI i pagata dai cittadini , denaro che serve per corrompere , finanziare come ostacolare qualisasi forma di cultura denunciante questi criminali istituzionali . Ecco perché questo nuovo genere di pericolosissima ricchezza temuto da Giovanni Falcone è capace di finanziare , addomesticare sopratutto l’ informazione. Giornalisti disperati che diventano così fiancheggiatori funzionali al servizio delle organizzazioni mafiose atte a influenzare cultura , elargire borse di studio a qualsiasi asino capace di dirottare altrove il fenomeno, mente e solo è bastante seguire il lezzo puzzolente la monnezza occultata spunta imboscata un poco dovunque. Un aspetto questo combattuto. Appunto da greco antico Molos (μῶλος) ” il combattente dall’ ultimo Conservatore dei luoghi localmente Franco Malosso Maltrello von Rosenfranz : ” Se propio non potete farne a meno di questo business in cui viceversa potreste primeggiare assegnandovi a gareggiare in un processo di reale risanamento, occultate questi rifiuti altrove. Non qui . ” Franco Malosso von Rosenfranz difende fin da ragazzo,da anni il territorio da solo. Sotto il suo comando un pugno di uomini, forte solo di tecnologie che per potere. Per alcuni studiosi quel che accade ad Este e più in generale attorno al paesello è un accadimento assai poco signorile. Auto-lesionistico . Sopratutto se cercato in modelli atavici di riferimento comportamentale .

IL NUOVO BUSINESS AD ESTE Permette facili arricchimenti, ma mostra una davvero poco fantasiosa forma di fare business di questi amministratori . Un fenomeno autodistruttivo. Anomalo per i rappresentanti di un paese, l’Italia , nazione che si fregia di far parte dell’Unione Europea. Forse un auto-estinguimento di popolazione derivato da memorie ataviche, risentimento di schiavi , dagli antichi romani, costretti atavicamente migrare qui e qui a morire . Di quei rifiuti tossici sembrano scherzarci solo i “Venetisti” . Le aziende scaricano e il bottino fa gola. Lo sostiene la popolazione versando la tassa TARI . Un bisiness consolidato . Manco col proibizionismo, i cittadini pagavano la Mafia. Nel contesto sembra echeggiare a monito di chiunque avesse distrutto il suo tempio, la maledizione Dea delle natura : Diana dal nel Santuario oggi della Madonna di Monte Berico sopra la piana dell Dio Berginus E così i suoi laghi , i suoi corsi d’acqua che Strabone ci ricorda fossero niente affatto stagnanti ma acque limpidissime mentre oggi sono divenuti u ricettario di parassiti, zanzare a cui il veneto moderno che non si è mai fatto un giretto ad Ague- morte sembra convivere abituato felice, spensierato. Un poco meno quando fa la coda per il certificat oncologico all’ospedale . Ma si sa , potrebbe trattarsi di una semplice maledizione di Dio. Uno può anche non crederci, ma nel ristagno, a vantaggio del latifondo, cioè nel marciume , ci vollero molti anni prima che la peste metabolizzansosi, dopo aver fatto migliaia di morti fosse sconfitta.

Il Blasone Veneto Malosso o Molosso

Il Blasone Malosso Veneto

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IL CANIS PUGNAX
In Occidente la diffusione dei molossoidi si dove largamente ai Romani che selezionarono un molosso romano, dal molosso epirota e da altri molossoidi mediorientali, diffondendolo per tutta Europa al seguito delle loro legioni. Questa razza, ormai scomparsa, sopravvive però in molte razze di molossi moderni di cui è progenitrice: il Cane Corso italiano, il Mastino Napoletano, in Spagna originò il Perro da presa e in Francia il Dogue de Bordeaux, l’Old English Mastiff, il San Bernardo, il Cane dei Pirenei, il Bovaro Svizzero, ecc.
Il Molosso da guerra fu un efficace ausilio, molto aggressivo, bardato con un collare irto di punte di ferro, veniva addestrato ad attaccare il nemico e ad ucciderlo. Plinio il Vecchio riporta che i cani “erano gli ausiliari più fedeli e più economici”, per esempio nel 231 a.C. grazie all’impiego di molti cani da guerra, i legionari di Marco Pomponio Matone riuscirono a stanare i Sardi ribelli dai loro nascondigli nelle zone interne dell’isola.
Da: #SPQROfficial

Biblografa essenziale Veneta

BREVE STORIA DELLA CIVILTA’ FLUVIALE VENETA di Anna Maria Ronchin ed: Edar postfazione di Renato De Paoli. 2016 . Vicenza Tipografia Esca .

Anna Maria Annette Ronchin postfazione Renato De Paoli ; NEL TEMPO DELLA DEA ; Edar edition d’art Renato De Paoli ; 2016 Tipografia Esca Vicenza

Franco von Rosenfranz : “Die alten heidnischen Kulturen Euganeo Berica”1989 ed: RC Bologna .

Adele D’Alessandro Il collegio degli Hieromnamones all’epoca di Alessandro il Molosso: il complesso equilibrio tra ethne e basileus nell’Epiro antico.

Franco von Rosenfranz: Il Gianicolo Veneto di Arcugnano ed: 2021

https://ritaswords.wordpress.com/biografia-di-ettore-malosso/

https://www.lifegate.it/idrovia-presto-da-locarno-venezia-passando-per-milano

https://www.vicenzatoday.it/eventi/17-discesa-del-bisato-itinerari-fluviali-e-cicloturistici-da-longare-ad-albettone.html

https://www.magicoveneto.it/berici/trek/Consorzio-Pro-Loco-Colli-Berici-Altavia-dei-Berici-e-Itinerari-Fluviali.pdf

Renato De Paoli VICENZA LA ROTONDA PALLADIO VISTA FLUVIALE BACCHIGLIONE VICENZA

CANOE SUL BACCHIGLIONE incantevole visione.

Renato De Paoli Rotonda, Villa Capra di Palladio dal Bacchiglione

CANOE ALLA ROTONDA CIVILTA’ FLUVIALE

DOMENICA 11 OTTOBRE 2009 VOGA TREPORTI VENEZIA VICENZA PER ACQUA