Di Franco Malosso von Rosenfranz:

La FIera della Ipocrisia . Un tema noto . Tognazzi lo rivolse a Vicenza . Ma non prima di aver incassato il NO alle riprese dei politi di Cremona . Così si optò per Brescia Vediamo questo splendido redazionale firmato da Fabrizio Loffi apparso su Cremona Sera .

“Il magnifico cornuto”, il film che Tognazzi avrebbe voluto girare a Cremona e che la sua città respinse per la vergogna e l’ipocrisia della provincia

  • In questi giorni gli occhi sono puntati sul Festival del Cinema di Venezia, con un ritorno in grande stile dei film girati da registi italiani. Ma tra i film che hanno fatto la storia del cinema nazionale ve n’è uno che il protagonista avrebbe voluto girare a Cremona e che invece finì altrove: è il primo che Ugo Tognazzi, di cui l’anno prossimo ricorre il centenario della nascitaavrebbe voluto ambientare interamente nella sua città. A lungo l’attore cremonese cullò questo sogno, ma dovette rinunciarvi proprio a causa dei suoi concittadini, che temettero di essere additati al pubblico ludibrio. Ed è il film in cui Tognazzi, in vero stato di grazia, fornisce una delle prove più alte del suo indiscutibile talento comico, unito ad una rara capacità di introspezione psicologica del personaggio che interpreta, l’industriale bresciano del cappello Andrea Artusi, affiancato da una splendida Claudia Cardinale. Il film, diretto da Antonio Pientrangeli è “Il magnifico cornuto” e il solo titolo spinse l’ipocrita Cremona degli anni Sessanta a rifiutarlo, dirottandolo, con grande dispiacere di Tognazzi, su Brescia. Tuttavia, prendendo tutti in contropiede, il grande Ugo, con uno sberleffo degno dei suoi, riuscì ugualmente a dar prova del suo amore per la città che lo aveva respinto, in una scena in cui arriva al cantiere della nuova villa con una spider targata Cremona e qualche minuto dopo se ne va con la moglie sulla stessa spider targata Brescia. Eppure fino a quando il titolo, derivato dalla commedia “Le Cocu Magnifique” di Fernand Crommelynck, si mantenne nel vago, sul tipo di “Il matrimonio moderno”, tutto filò liscio. Evidentemente qualcuno non aveva capito.

L’annuncio lo aveva dato qualche mese prima lo stesso Ugo, e sabato 24 aprile 1964 arriva la conferma ufficiale: il film, diretto da Antonio Pietrangeli, si girerà interamente a Cremona tra giugno e luglio. A confermare la notizia è lo stesso organizzatore della casa produttrice Sancro Film, Colonna, che prende alloggio all’hotel Continental, giunto appositamente da Roma per individuare gli ambienti adatti alla vicenda raccontata dal film. Da qualche giorno Tognazzi ha ricevuto “Il Nastro d’argento” della critica come migliore attore protagonista ne “L’ape regina”, prima opera italiana di Marco Ferreri. E’ in un momento particolarmente felice della sua carriera e proprio nella cerimonia di consegna del “Nastro” all’Eurocine non ha mancato di ricordare la sua città, facendo addirittura pronunciare alcune frasi in dialetto al suo personaggio, così come fanno gli attori romani o napoletani. Sembra sia stato proprio lui ad imporre alla produzione e al regista la scelta di Cremona come sfondo a “Matrimonio moderno”, un film che dovrebbe trarre proprio dall’ambiente circostante un suo carattere fortemente “padano”. Tuttavia si è consapevoli delle difficoltà che la produzione comporta in una città dove sono già falliti vari tentativi al riguardo, si conta ora sulla celebrità conseguita dal protagonista, sulla bellezza di Claudia Cardinale, sullo spessore di Salvo Randone e Gabriele Ferzetti, sulla disponibilità dei cremonesi a soddisfare le esigenze della troupe quando si presenteranno. D’altronde è la prima volta che la città viene presa in seria considerazione da un regista di fama, che ha affidato a Diego Fabbri la stesura di tutti i dialoghi della pellicola. Gli organizzatori iniziano a battere la città per reperire gli esterni e, soprattutto, alcuni interni, come ville, appartamenti o ritrovi pubblici. Poi passeranno al setaccio anche la provincia, assecondando le richieste di Tognazzi che si è impegnato personalmente nell’impresa.

Il regista Pietrangeli cerca a Cremona l’ambiente tipico di una città lombarda perchè la vicenda dell’umile cappellaio che diventa un magnate dell’industria acquisterebbe maggiore significato se ambientata proprio in una città di provincia come questa. E’ attesa anche la visita di Ugo Tognazzi, prima della partenza per Cannes dove dovrà presenziare proprio alla proiezione de “L’ape regina”. “Cremona vivrà, così, la sua prima avventura cinematografica – scrive il giornale “La Provincia” dimenticando la precedente esperienza di “Redenzione” solo poco più di vent’anni prima – Sarà un’esperienza interessante per tutti. Cineasti ed attori passeggeranno per le nostre strade, riflettori e macchine da presa si installeranno in piazza del Duomo, sul Po, nella zona industriale; ovunque saranno scelti i luoghi adatti per inserirvi una vicenda divertente con l’interpretazione del nostro concittadino Ugo Tognazzi. Un avvenimento che registriamo con il più vivo interesse e con il massimo compiacimento perchè servirà anche attraverso il cinema a togliere Cremona dal tanto deplorato isolamento”. Parole fatali.

Domenica 3 maggio il regista si presenta in città accompagnato dall’architetto Chiari ed insieme percorrono a piedi in lungo e in largo la città, visitando i i luoghi più caratteristici, bussando alle porte di case private, incontrando il sindaco Vincenzo Vernaschi che offre alla troupe la massima disponibilità nell’affrontare tutte le difficoltà che dovessero presentarsi alla produzione, compresa la possibilità di bloccare il traffico qualora fosse necessario. Tuttavia Pietrangeli non nasconde che si dovrebbero affrontare e superare grosse difficoltà per dare al film quel carattere squisitamente lombardo che si vorrebbe.

Pietrangeli spiega che la vicenda ruota tutta intorno alla figura di un modesto cappellaio, interpretato da Ugo Tognazzi, che eredita dal padre una fabbrichetta con la relativa abitazione, ma ben presto il piccolo artigiano si ingrandisce e la piccola bottega paterna si trasforma in una vera e propria industria. Intorno a questa ossatura fioriscono altre situazione divertenti e drammatiche che sarà la vis comica di Tognazzi a colorare con la dovuta maestria a cui ormai l’attore cremonese ha abituato il pubblico. Sono due le principali difficoltà che gli organizzatori devono affrontare e per le quali chiedono suggerimenti alla città per trovare la soluzione. Perchè il film possa essere girato a Cremona occorre la disponibilità di almeno due ambientazioni interne: la vecchia casa in cui vive e lavora l’artigiano, e la nuova abitazione dell’industriale.

Per quanti palazzi abbia visitato il regista in questi giorni non ha ancora trovato la location ideale. La nuova casa dell’industriale Tognazzi dovrebbe essere di recente costruzione, ma arredata con mobili antichi ed un certo gusto, in quanto in questa ambientazione dovrebbero girarsi le scene più importanti del film recitate da Ugo con Claudia Cardinale. Per il resto Pietrangeli è entusiasta della città che conserva ancora, come non manca di osservare, “una sua pacata e sobria caratteristica, e Cremona potrebbe costituire, sia come atmosfera che ambientazione architettonica, la soluzione ideale, ma i due interni che si stanno affannosamente cercando ovunque, sono troppo importanti ed irrinunciabili.

La lavorazione del film che inizialmente era stata prevista per gli inizi di giugno viene forzatamente anticipata al 25 maggio, per gli impegni assunti in America della Cardinale e per gli altri dello stesso Tognazzi, per cui è urgente trovare una soluzione nel più breve tempo possibile perchè, se dovessero permanere queste difficoltà, la produzione sarebbe costretta a cambiare città od orientarsi verso altre soluzioni. Per cui Pietrangeli lancia un appello ai cittadini perchè lo aiutino nella ricerca, “e noi rendendoci interpreti delle sue difficoltà – aggiunge il giornale “La Provincia” – preghiamo i cremonesi a suggerire delle idee o a segnalare delle abitazioni che rispondano ai requisiti richiesti”:

Nel generale entusiasmo che coinvolge la città il pasticcere Vittorio Ganda lancia per primo l’idea di aggiungere una quarta T alle classiche tre già esistenti, in onore del grande Ugo: “Io proporrei di aggiungere un quarto «T» – scrive il 7 maggio 1964 – ai tre già esistenti (i famosi simboli, in chiave faceta, di Cremona) per rendere un doveroso omaggio a un attore tutto nostro che, oltre ad esser il miglior comico attuale, si è sempre dimostrato orgoglioso di dichiararsi cremonese. Come artigiano del dolce, ogni qualvolta nella mia pasticceria mi vengono richieste le specialità di Cremona non manco mai di far notare che adesso esse sono quattro: turoon, turass, te set en bel curiuus, Tugnass”:

Il 29 maggio il primo colpo di ciak viene dato a Grottaferrata per girare le più importanti scene d’interni, la troupe poi, secondo il programma, dovrebbe spostarsi a Cremona dopo due settimane di lavorazione, per la ripresa degli esterni e di alcuni interni già scelti da Pietrangeli nelle settimane precedenti, dal momento che sono rimasti insoluti alcuni dei problemi che si erano già affacciati in precedenza. Si decide, pertanto, che a Cremona saranno girate sono le scene esterne. Viene anche definito il cast: oltre alla Cardinale, che nel frattempo è a Parigi per scegliere gli abiti che indosserà, nel film figureranno Bernard Blier, Paul Guers, Michele Girardon e Philippe Nicaud. Il 15 luglio Tognazzi, intervistato a margine della consegna delle annuali “Anfore d’oro” a Chianciano Terme, conferma l’impegno a Cremona, dove la troupe, terminate le riprese in interni, girerà tutti gli esterni: vi è un ritardo di una decina di giorni sulla tabella di marcia, ma in ogni caso il ciak cremonese sarà il 20 luglio. Claudia Cardinale, che negli stessi giorni è impegnata nel festival cinematografico di Karlovy Vary in Cecoslovacchia, raggiungerà direttamente il resto della troupe sotto il Torrazzo, dove, si dice, girerà “molte scene”.

Ma trascorrono i giorni e non succede niente, fino a quando, martedì 28 luglio arriva la doccia fredda: si viene a sapere che dalla domenica precedente la troupe ha preso sede a Brescia per girare gli esterni sul viale Oberdan e davanti al Broletto e non come era stato detto da qualcuno, solo per gli sfondi montani. Da delusione è cocente e palpabile. Non ci si aspettava da Ugo Tognazzi un “tradimento” del genere. Cosa non ha funzionato? Forse la spiegazione è nella frase un po’ sibillina, dell’articolo che, su “La Provincia” del 28 luglio1964, annuncia il forfait di Pietrangeli, dove si lascia intuire l’esistenza di una polemica sotto traccia che deve aver accompagnato il film fin dall’inizio, quando il testo francese del “Cocu Magnifique” era stato un po’ sbrigativamente ed ingenuamente tradotto ed interpretato come un innocuo “Matrimonio moderno”. “Vennero scelte piazze, palazzi, strade – ricorda il giornale – Tutto sembrava avviato nel migliore dei modi. I tre partirono per Roma e da allora si fece un lungo silenzio. Le voci di agenzie davano per certo che gli esterni del film si sarebbero effettuati a Parma (che Pietrangeli aveva visitato lasciando Cremona) ma la stessa produzione smentiva con l’invio ai giornali di fotografie della Cardinale che si era recata a Parigi per la scelta del guardaroba che avrebbe indossato «per un film i cui esterni dovevano essere girati a Cremona fin dal 10 luglio». La produzione, invece, si era trasferita a Grottaferrata per gli interni soggiornandovi dieci giorni in più del previsto”.

Il resto lo sappiamo, ma è quella frase, buttata lì, che lascia perplessi: “Antonio Pietrangeli da molto tempo ha preso d’occhio l’ambiente provinciale (vedi tra gli ultimi film «La visita» e «La parmigiana»ı) e, secondo lui, anche «Le cocu», opportunamente adattato e ammodernato, si inseriva in questo suo problema di costume, senza pretese di fare la critica all’ambiente nel quale il racconto si innestava”.

Ed invece è stato proprio questo soggetto a convincere la sonnacchiosa Cremona che forse era meglio lasciar perdere ed attribuire ad altri questo racconto dell’infedeltà di provincia. Un racconto dove Andrea Artusi, constatata la facilità con la quale una moglie può tradire il marito, comincia ad essere assillato dal dubbio che anche Maria Grazia, la sua bella e giovane moglie, possa essergli infedele. Il dubbio si tramuta ben presto in una vera e propria ossessione che lo spinge a comportarsi in modo tanto assurdo nei confronti di Maria Grazia (in realtà fedelissima) da costringerla a rivelargli il nome di un presunto amante. Andrea, al colmo del suo furore, si precipita alla ricerca dell’adultero e rimane ferito in un incidente d’auto. Ricondotto a casa, Andrea ha superato la sua ossessione ed è ormai convinto della fedeltà di Maria Grazia. Ma proprio allora la moglie comincia a tradirlo, intrecciando una relazione con il medico accorso al capezzale del ferito…Fabrizio Loffi


© RIPRODUZIONE RISERVATA