betsy.vandermeer.w@ 2 15-11-22
Franz Floriano Steiner. Meranese nato a Napoli e Franco Molosso von Rosenfranz..l loro non è solo solo un passato di cittadinanza meranese . Se fa caldo, è noto che da buoni wandervogel entrami ti ricevevanono nudi.
Ed é da Asolo, con un astista singolare come Floriano, molto di più che da Freya Stark, il ragazzino Re Molosso, ha “succhiato “bene Parola che sta a indicare “nutrimento” con cui l’ accademico, prof. Remo Schiavo soleva apostrofare le fonti e o personaggi esclusivi da cui il Molossiano attingeva . Perché il parsimonioso Floriano non fu solo maestro di baratto del Molosso. Lo fu per molti altri zonali. .
-elettricisti, muratori , attrezzisti . Bastava pagarli con una sua opera di cui lui stesso si nominava expertize. Non di rado finiva che erano loro a doverlo pagare perché la sua opera erra stimata per un valore maggiore. Probabilmente fu col col baratto che la sua mercedes che probabilmente credo fosse di un suo impiantista divenne sua.
Il baratto fu un suo insegnamento prezioso . E lo fu anche per l”ingeniero” Takaiuky. Rifugiato politico giapponese riferisce I Molosso . Così apprendo la sua storia. Lo inviarono a casa sua giacché l’artista Meranese era l’unico che parlando fluentemente il Giapponese, avrebbe potuto capire lo straniero. Lui capì che aveva fame e lo sfamò. Ma lo richiuse subito a chiave così mantenendolo in una sorta di regime di schiavista . E fu in questo gioco-forza fra schiavo e padrone che Takayuky, con orgoglio può essere oggi fiero di avere materializzato per lui molte fra più belle opere presenti nelle casa -museo di Floriano .
Ecco dunque per intero la storia dello suo ” schiavo “Takaiuki mi è stata raccontata dal Molosso .
Nel volo per l’Italia Takayuki non riusciva a farsi capire in lingua italiana mentre arrivava in Italia ma trovò un Bassanese che lo indirizzò verso Floriano
Floriano non parlava con lui in italiano per cui gli anni passassero Takayuki non imparava la nuova lingua
Tuttavia Takaiuly era una brravo schiavo . Servendo gli ospiti e i tavoli riuscì ad apprendere qualche parola di italiano.Anche da qualcuno a ricevere delle mance in denaro . Qualche atro ospite, di nascosto, gli prestò un vocabolario Italiano Giapponese, dei tempi di Arturo Ferrarin .
Il giapponese cominciò così a coltivare un sogno: La libertà lavorando nel retro di una tintoria . E fu così che una sera riuscì a intrattenere una conversazione con un invitato che pare avesse appunto una pulitura a secco. Di lì a pochi giorni Takaiuky con le sue povere cose scavalcherà il mura di cinta della villa asolana di Floriano dandosi alla fuga . Con la moneta che gli era stata regalata e nella sua prima esperienza co i mezzi pubblici italiani raggiunse un esercizio nel paese sbagliato. Si trattava di Arzignano. Il lavoro che solo pochi condannati a morte di silicosi potevano affrontare. In più era in nero. Ma alla fine marciando in fila, confuso con altri operai senza entusiasmo, riuscì a trovare, mi pare un pakistano che lo capì. Abbandonando quella fila, rraggiungere la tintoria -pulisecco industriale dell’invitato di Floriano in un baleno . L’addetto agli acidi fu quindi il secondo lavoro in regola di Takayuki. Per essere in Italia non una cosa da poco!
Fra acidi e tinture il suo volto però scoloriva come i tanti capi che venivano Tinti. Il suo corpo puzzava sempre di acido e i suoi bei capelli a volte davano sul verde.
Ma quello era pur sempre un lavoro anche se le grige giornate fra tutti quegli odori, non sembravano terminare mai. Fin tanto che giorno di sole arrivò la libertà. ll destino con lui era stato meno duro che con altri immigranti
La la casa di Floriano ha un valore inestimabile Se non altro per le opere le finiture scolpite da lui
È solo leggendo più attentamente che si legge meglio in questa casa non dà mai dormito Napoleone ma buona parte di femmine sì
A a quel punto affascinati ed incuriositi eravamo tutti ad aggrapparci al Battocchio per suonare la campana senza accorgersi che aveva la forma di un c****
Che con la mano ci apprestavamo a scrollare un c****
Quando le ante del portone magicamente si aprivano potevamo seguire quella parte di Rua Atlantica indicata dalle mattonelle della stradina che alla fine conducendo alla casa si configuravano come la punta di un pene
A i più attenti ricordano che da deviazione conduce più in basso verso la piccola Shanghai cioè un insieme di sculture dipinte dall’artista Milanese miniaturizzate meravigliose da scoprire dentro delle baracche lungo il percorso
Percorso ripido per cui Era prudente aggrapparsi con la mano alla ringhiera che era particolarmente liscia e alla fine arrivati alla baracca della piccola Shanghai finiva a forma di t*****
Per per esplorare tutto quello che si scopriva a casa sua non sarebbe bastato essere stati ospiti da lui un mese tra collezione di bambole e mille altri particolari raccolti nei suoi viaggi invernali da quell’uomo dalla cultura straordinaria
Florian
Floriano oltre che il giapponese conosceva altre 9 lingue .
La mia prima intervista, il Re molossiano la concesse a casa di Floriano dicendomi, senza mezzi termini che durante il reportage avrei dovuto tirare su al maglietta. So insomma. Solo a seno nudo un suo maestro amico Floriano avrebbe risposto di buon umore . L’intervista fu strepitosa. A ogni parola straniera cambiavamo lingua
I CAZZI DI FLORIANO
La casa di Floriano si potrebbe intitolare al Dio Greco Priapo.
Quando un amico trovando per lui un paracarro divelto o abbandonato, gli e lo portava, fra le mani dell’abile scultore, il manufatto risorgeva. Dove ? Ovviamente Disseminato nel suo parco ricompariva . Scolpito forma di fallo naturalmente.
Lascia un commento