
English Version : Betsy van Deer Meer CV

Archeologa giornalista free lance
Fiamminga . Ma svizzera per formazione e vissuto ed adozione .
Laurea in Archeologia
Laura in filosofia
Corso di giornalismo
Tesi di laurea. La via seta, il passaggio da Arcugnano all’ Oman. Tutor ind.prof. Maurizio Tosi –
Esperienza Lavorativa
Prefazione : Nel 1997 Grazie a questa mia tesi fui scelta dal prof. Maurizio Tosi divenendo assistente del suo collega, il perito Maurizio Quartieri . La mia mansione: Operazioni di collegamento fra il prof. Maurizio Tosi e i tecnici dell’ azienda privata satellitare -Sealab aventi oggetto rilevamenti nell’area dell’Anfiteatro di Villa di Arcugnano capoluogo .
Dal 1985 Maurizio Tosi , fu nominato co-direttore di un programma di ricerca internazionale mirato allo studio dell’origine della navigazione e del commercio di lunga distanza nell’Oceano Indiano. Nel 2011, il professore, assurto al ruolo di consigliere per l’archeologia di Sua Altezza il Ministro dei Beni Culturali.La analisi di quelle operazioni si basavano sulla esperienza da lui precedentemente acquisita per esaminare i resti di Shahr-i Sokhta, la città bruciata da lui scoperta.

Credo che l’emozione che prova uno studioso quando può accedere a queste scansioni, è analoga a quella di quando si scava un sottosuolo . Per renderla percettibile a tutti, consiglio questa lettura. Grazie alla collaborazione dei tecnici della Sealab, abbiamo scoperto 396 forti di età romana grazie a foto satellitari della Guerra fredda di Jesse Casana.
CV analitico : Assistente dal 1997 al prof. Maurizio Tosi, per il recupero e classificazione del Complesso Monumentale dell’Anfiteatro Berico (Santuario Venetkens) .
Dal 1997 ininterrottamente fino al 2016 sono stata persona di collegamento fra il Conservatore dei Luoghi S.M. Franco Alessandro Molosso di Macedonia von Rosenfranz, il presidente Otello Gobbin, il loro membri dello staff, i loro periti, del responsabile archeologico prof. Maurizio Tosi.
1998 Intervistai il Conservatore dei luoghi (villa Cordellina) l’accademico prof. Remo Schiavo. Allievo dell’accademico Olimpico prof. Mario Andreis, esperto in teatri, noto per il suo contributo culturale nelle classificazione dei più bei teatri dell’opera della città di Vicenza e del calendario delle opere degne di menzione che qui sono state rappresentate .
Assistente per il prof. Maurizio Tosi della continuazione e approfondimento dell’opera di catalogazione compiuta dell’Accademico Olimpico prof. Renato Cevese.
Ho contribuito più volte, consultando informazioni gli archivi quali quello delle Sorelle Mioni- Papadopoli – Wollemborg , quello del conte Franco, quello del gen. Ettore Malosso, dei testi lascito della magistrata Ceciclia Carreri di Palazzo Maltarel – Riviera Berica, nonché della grande libreria del perito Otello Gobbin presidente dell’Anfiteatro Berico Querini -Colonna – Dalle Ore-Marzotto Grimani alla rubrica settimanale condotta dal prof. Olimpico RemoSchiav, dedicata ai teatri e alla cultura della Domenica di Vicenza .
Dal 1999 Ricognizione archeologica sotterranea della galleria, percorso del vecchio acquedotto romano ( ancora in fase di calssificazione e comparazione in quanto distrutto da un edificazione abusiva a fine anni ’90 , anni 2000 . Esploratorice con il responsabile prof. Mautizio Tosi , del Percorso sotterraneo che conduce dal centro della media cavea dell”anfiteatro e da li alle cantine di villa di Arcugnano alto capoluogo Anfiteatro.
Ricognitrice alla sicurezza di di superficie per la realizzazione delle ringhiere a protezione.
Ricognizione e analisi delle pietre per la parte sotterranea condotta sotto l’egida del prof. Tosi e del suo staff.
Assistenza archeologica per i lavori di manutenzione straordinaria della “Conca Piovene” e nel corso del recupero e spostamento del Chioschetto Piovene dall’isola Quieriniana dei rito delle ninfee di Romolo alla cavea superiore.
2000 Responsabile della fotografia e delle analisi per le sculture presenti nella media cavea dl grande santuario Berico per il prof. Maurizio Tosi.
Cassificazione del cane –leone alato di S. Marco. Scultura adottata come simbolo di Venezia da parte dei veneti antichi.

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IL LEONE DI S. MARCO ERA UN MOSTRO CINESE
DiAA.VV.
Ott 22, 2024

L’autore di questo articolo: Leonardo Bison, Dottore di ricerca in archeologia all’Università di Bristol (Regno Unito) collabora con Il Fatto Quotidiano ed è attivista dell’associazione ” Mi Riconosci”.
In premessa :
Era il 216 Arcugnano. Furono ignorate le ventennali ricerche dell’ archeostar mondiale di archeologia,, quelle del Veronese prof. Maurizio Tosi in seguito quando, disseppellendolo dalla monezza di rifiuti comunali, occultati, in Anfiteatro Berico, terminò il rapporto di classificazione, Tosi regalò le analisi e provenienza di quella scultura colà sorta oltre 2000 anni nella ex baia, all’altezza della mezza cavea del mega Santuario dei Veneti di Arcugnano, noto come “Anfiteatro Berico ” . Probabilmente dedicata al come dai “Dio Cane” , la divinità canina celebrata anche dai primi Venetkens dai troiani di Antenore. il grande archeologo negli anni ’60 , su raccomandazioni dei 2 ufficiali inglesi, spese i suoi anni migliori proprio sulla via delle seta a Samarcanda. E così seguendo le indicazioni dell’agente segreto più avventuroso del mondo, il baronetto Fitzroy Maclean trovò la Città Bruciata.. Stesso nascosto suo spericolato mentore in operazioni Titine di Franco Molosso v R.. L’ufficiale altrettanto margravio che condusse con successo l’operazione Goldfinden . Sicuramente più noto per aver rappresentato ufficialmente la direzione d’orchestra della musica Italiana per il Consolato -Ambasciata d’Italia, nel Principato di Monaco è meno noto per l’operazione da lui compiuta, sempre sotto l’egida dello stesso mentore del prof. Tosi, sir Fitzroy Maclean. Il Molosso restituì tutto l’oro rubato a Pietro di Jugoslavia. Quei Lingotti, predati dagli Italiani e contabilizzati da Licio Gelli furono così interamente restituiti sotto la supervisione del Conservatore Molossiano. L’azione che si è potuta rivelare solo l’anno scorso, sarebbe meritevole di medaglia d’oro. Fu grazie a questa operazione segretata che scongiurò che la Jugoslavia potesse fare da ponte a per Stalin per invadere l’Europa passando per l’Italia, E’ stata taciuta per 30 anni i seguito a ragioni di Stato. Con essa anche le analisi del Leone dovettero essere taciute a causa di agenti i servizio sotto copertura e tecnologie sofisticate di cui non si poteva parlarne per ragioni di Stato.
DA TOSI AL MOLOSSO. STESSO MENTORE: FITZROY MACLEAN.CUGINO DEL MARGRAVIO CARANDINI Maurizio Tosi rimase coinvolto dalle avventure del collega di Ian Fleming, nonché cugino del professore. il Soprintendente famosissimo studioso Andrea Carandini, superiore dell’on. Giancarlo Galan al MIBAC . Tuttavia la segreteria ,informata come tutti gli addetti ai lavori sia delle storicità dei luoghi dal Molossiano Markgraf Franco von Rosenfranz, a causa delle speculazioni edilizie che minacciavano l’integrità del noto ‘anfiteatro, ( Gianicolo di Arcugnano) appartenuto alla famiglia di di Vibia Sabina, moglie dell’Imperatore Adriano . Maurizio Tosi era collega del prof. Maurizio Tusa e viaggiava era a bordo di un volo facente parte degli otto ambientalisti caduti con il volo i Ethipia Air Lines sul cui sabotaggio , forse è avvenuto da pilotaggio remoto.. Ne sono convinti familiari delle vittime, malgrado la grassa liquidazione ricevuta su scorta di una analisi peritale che non combacierebbe affatto con alcune effettuate di parte . Ad Arcugnano le scoperte che venivano alla luce in Anfiteatro Berico di Arcugnano non superarono mai la soglia del Comune di Arcugnano. Nel 1997, fu il prof. Tosi il primo a che a ipotizzare che si trattasse del leone dei veneti. Coì’ inizio a studiarli entrambi E stabilì che la provenienza cinese del “mostro alato Veneziano”. Il leone posto sopra la colonna due passi dai resti dell’avo del Molosso a Venezia. Un leone probabilmente razziato o regalato a Marcio Polo nei 17 anni di servizio consolare dal Kublai Khan . Viceversa, nelle sue collegiali conclusioni il professore stimò pure con buona approssimazione o l’età certa di quello veneziano rispetto a quello di pietra presente dentro la media cavea del santuario teatro nella ex baia terrazzata nel Fons, il piu antico lago del nord Italia e darsena fluviale marittima dei Querini, facente parte delle ex proprieta della vicentina Vibia Sabina, moglie di Adriano. L’imperatore che clonò componenti principali dell’Anfiteatro Berico a Tivoli. Se ne parlò un articolo nel 2020, un curioso redazionale dedicato a ” Joe Adonis e il suo Cinefestival in Anfiteatro Berico con il Leone della MGM.”. Interpretare i movimenti tellurici, i maremoti e non solo, attraverso gli umori di un cane -(Leone- alato) per quei navigatori e allevatori si cavalli Troiani cola sbarcati, era consuetudine.
I METEO RIVELATORI DEGLI ANTICHI AL CENTRO DEI POSSEDIMENTI DEI DA PORTO . Con il cristianesimo, questi meteo rilevatori, divinizzati, come l’ Araba Fenice, il Serpente, il Dio Cane, furono divinizzati dai campagnoli almeno fino al 1300. Quei pagus si ritrovavano ancora a ricordare la paganità attorno al sacello Sacro del Dio Giano di Arcugnano. Da qui si arriva alla vera storia di Giulietta . Quindi a capire il pasticcio dedicati a Giovanni Evangelista che ora è stato definitivamente smentito . Andrea Miraglia @ 11/2024
Per approfondire questo articolo del prof. Leonardo Bison in Finestre sull’Arte .
RELATIVAMENTE AL CANE LEONE CLASSIFICATO DAL PROF. TOSI A mia cura un redazionale che segue il cammino della storia che già oltre 20 anni i mio professore aveva tracciato . Benvenuto a conferma nel 2024 lo studio di Leonardo Bison . [ripreso da Arcugnano news]
IL LEONE DI SAN MARCO ERA UN MOSTRO CINESE : quali sono le implicazioni della scoperta veneziana

Il Leone di San Marco era una mostro cinese: quali sono le implicazioni della scoperta veneziana
È stato appurato definitivamente che il Leone che svetta in piazza San Marco a Venezia è in realtà un mostro cinese. Ecco come si è giunti alla scoperta, e cosa comporta.
La notizia è così sorprendente e spiazzante che, a una settimana dall’annuncio (avvenuto l’11 giugno un un convegno internazionale a Venezia) il mondo degli storici e degli storici dell’arte ancora ha ridotto al minimo i commenti. La statua del leone di San Marco che dal XIII secolo secolo (almeno) campeggia sulla fotografatissima colonna di piazzetta San Marco a Venezia è un rimaneggiamento di una statua cinese, con ogni probabilità uno zhènmùshòu (镇墓兽, “guardiano di tombe”), una creatura mostruosa, fusa in epoca Tang (609-907 d.C.).
Chiariamo per i lettori: non si tratta di una di quelle tante ipotesi sensazionali, annunciate in convegni o conferenze, che rimbalzano nei giornali di tutto il mondo a causa del loro fascino, ma alla prova dei fatti prive di fondamenti solidi. Qui siamo di fronte a uno studio scientifico, condotto da un team di studiosi e studiose di geologia, chimica, archeologia e storia dell’arte dell’Università di Padova e dell’Associazione internazionale di studi sul Mediterraneo e l’Oriente – Ismeo, in sinergia con colleghe e colleghi dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, che verrà vagliato da altri scienziati, indipendenti, con il regolare sistema della peer-review, in vista di una pubblicazione in una rivista scientifica di livello internazionale (gli autori hanno scelto Antiquity). Salvo clamorosi errori (ad oggi ben poco plausibili) del team, siamo di fronte a una scoperta scientifica che stravolge la storia di quella statua per sempre.
Lo studio
In breve, gli studiosi hanno dimostrato l’origine cinese della statua attraverso le analisi chimiche degli isotopi del piombo. Si trattava di tre campioni mai analizzati, prelevati quando, nel 1990, il leone fu fatto scendere dalla colonna e portato al British Museum per i restauri (e una mostra). L’ultimo momento in cui, potendo osservare la statua da vicino, ci fu un diffuso dibattito sulla provenienza e origine della stessa, statua isolata in Europa e non solo: si ipotizzò un po’ di tutto, sasanide, assira, ellenistica, indiana, e anche cinese. Ma allora prevalse – sulla base degli elementi stilistici e iconografici – l’ipotesi, sostenuta con buone argomentazioni da Bianca Maria Scafì, dell’origine anatolica (IV secolo a.C.). Il leone sarebbe stato, in origine, una delle figure di sostegno del dio Sandon/Sandas, onorato nella città di Tarso, sostenuto appunto da leoni cornuti: al leone alato di piazzetta San Marco erano state tagliate le corna.
In questi trentacinque anni, gli archivi dei dati chimici degli isotopi del piombo si sono enormemente allargati, ha spiegato Massimo Vidale, archeologo dell’Università di Padova e promotore dello studio, per cui sembrava opportuno provare a vedere dove cadeva la firma isotopica del piombo dei tre campioni, due presi dal corpo centrale della statua, la parte più antica, uno dalle ali, rifuse nell’Ottocento. “E abbiamo visto che combaciavano perfettamente con queste miniere del bacino tettonico inferiore del fiume Azzurro, lo Yang-tze, nel sud della Cina”, spiega Vidale, ammettendo che neppure loro si aspettavano un risultato così netto. Anche le ali, quindi, sono state rifuse utilizzando, con ogni probabilità, il materiale delle ali precedenti, anche quello proveniente dalla Cina.
Forti dei risultati isotopici, gli studiosi hanno cercato confronti stilistici e iconografici, e li hanno trovati nelle statue del periodo Tang – la cui somiglianza era già stata notata negli anni Novanta – e in particolare negli zhènmùshòu, queste creature mostruose che venivano poste davanti alle tombe delle élite cinesi, con fattezze leonine, o di drago, o di altri animali e umane. Insomma, l’ipotesi che ne è nata è che in un periodo che va dal 1172 (momento in cui è stata innalzata la colonna) al 1295 (momento in cui, certifica un documento, il leone era già lì) lo Stato veneziano abbia deciso di utilizzare una statua di uno zhènmùshòu, di tre o quattrocento anni precedente, che era per qualche motivo a disposizione, e trasformarla, con rimaneggiamenti, nel simbolo dell’evangelista. Oltre a farne un simbolo di Stato, perfettamente funzionante, dato che dopo più di settecento anni è ancora lì.
implicazioni e le domande
Gli autori dello studio non ritengono che ci siano stati errori negli studi precedenti: semplicemente, l’avanzamento degli archivi e delle metodologie chimiche ha permesso queste nuove analisi che hanno fornito dati oggi incontrovertibili. “Le determinazioni stilistiche sono notoriamente soggettive, sempre. Il problema di quella immagine è che è isolata, in Europa ma anche in Cina”, spiega il professor Vidale. Gli zhènmùshòu e le statue in bronzo di grandi dimensioni, infatti, sono state tutte rifuse e distrutte in Cina nei secoli successivi, durante sequenze di persecuzioni e cancellazioni da parte di vari imperatori contro i culti buddhisti e taoisti. Trovare confronti stringenti sarebbe stato impossibile, motivo per cui paradossalmente questa scoperta assume rilievo anche per la storia dell’arte cinese.
Oggi però tocca prenderne atto: nel XIII secolo Venezia ha fatto di una figura cinese il simbolo del “suo” evangelista (il cui corpo era stato rubato ad Alessandria nel IX secolo) e del suo Stato. Come è arrivata quella statua fino a lì? È plausibile, come ammettono anche gli autori dello studio, che sia arrivata con Nicolò e Maffeo Polo, padre e zio del più celebre Marco, che erano stati in Cina tra il 1264 e il 1266. Ma, trattandosi di una statua di VIII-IX secolo, è altrettanto plausibile che fosse nella città lagunare già da decenni.
Conosciamo il contesto storico: tra 1260 e 1270 Venezia, dopo la perdita di Costantinopoli, si chiude e fa del leone alato un simbolo politico e di Stato più che religioso. Questo da solo però non spiega la scelta dell’opera cinese, con un’iconografia anomala rispetto a quella preponderante anche in quel periodo (il vangelo è stato piazzato sotto le zampe in un periodo successivo). Non sappiamo invece praticamente nulla del perché sia stata scelta quella statua, e di quanto i veneziani fossero consapevoli dell’origine lontana: non esistono documenti scritti, ad oggi, che ricordano la vicenda. Non sappiamo quindi neppure che impatto possa avere avuto nella storia e nella storia dell’arte dell’epoca. Sicuro è, invece, che dell’origine più o meno presto s’è persa memoria. Fino a oggi. Una vicenda che dopo trentacinque anni riaprirà un dibattito su una delle statue più strane d’Europa, una storia che, per una volta senza esagerazioni, è per ora letteralmente avvolta dal mistero.
2001 Supervisone degli impianti idraulici( portelli delle chiuse dei bacini dell’anfiteatro .
Assistenza archeologica durante i lavori di manutenzione delle terrazze e delle analisi comparativa presso Lacquedotto dlele Robia , Torre Pentacolare a coparazione Anfiteatro Berico .Come di un blocco intitolato a lui, recuperato da quelli sottratti dalla manovalanze Mafiose nel 2002 dentro complesso Monumentale dell’Anfiteatro Berico
Appassionata ricercatrice di Storia e dell’architettura Veneta sopratutto nelle città di Vicenza, oltre che Treviso, Venezia , Verona. Sono stata pubblicamente definita dal prof .Maurizio Tosi come da tuti gli assistenti nel suo staff come la sua migliore analista.
2002 Ho partecipato ai Sondaggi carottazioni, preventivi per la verifica del rischio archeologico nell’area dei lavori in seguito alla distruzione delle gallerie e dell’acquedotto romano di Villa di Arcugnano Capoluogo
2003 Con i il perito e presidente dell’Anfiteatri Berico, Otello Gobbin , fino alla ia sostituzione cha ha visto, subentratami prendere il mio posto la dottoressa Deborah Caron coordinatrice dei Musei della Provincia delle città Padova di cui è assessore alla Cultura il dr. Andrea Colasio. responsabile della Segreteria e dei Servizi Didattici: Museo Geo-paleontologico di Cava Bomba a Cinto Euganeo.
sono stata ala di lui assistenza archeologica durante la stima relativa ai blocchi sottratti denunciati
2009 Intervista a EU BIO GUARD CORPS
2012 Inizio Collaborazione con il giornalista PR e scrittore Andrea Gerardo Nappi.
2013 Relazione di archeologia preventiva per la valutazione del rischio archeologico e ricognizione archeologica di superficie nell’ambito del progetto di manutenzione
straordinaria sulle opere di captazione e sconnessione ubicate nel territorio della
Comunità
Sempre per conto del ventennale esperienza maturata col prof. Maurizio Tosi, classificatore dell’Anfiteatro Berico di Arcugnano, assieme ai colleghi del suo staff mi sono occupata di catalogare, misurare di repertizzare , archiviare.
2014 Responsabile degli allestimenti scenici del teatro . Responsabile luci per conto del perito sig, Otello Gobbin
Disamnina e verifica dei racconti di vita quotidiana nelle pergamene proveniente dall’archivio di Villa Jacopo Cabianca .Lambert , Archivio sorelle Mioni -Papadopoli -Wollemborg, del Conte Franco, Marchese Roi-Fogazzaro,-Renato Cevese, Donazione Guido Piovene , Cineteca Giuseppe Becce. Otello Gobbin.,Bechstein Giuseppe Becce
Nel 2015 ho fatto da persona di collegamento fra i prof. Maurizio Tosi e l’agente Vito Rambelli, lui in qualità di agente per conto dei Servizi di Israele.
Nel 2016 sempre sotto al direzione del prof. Maurizio Tosi e durante il periodo diretto dal presidente prof. Filippo Albertin già dirigente del Planetario a Padova e candidato sindaco di Vicenza di opposizione per Potere la Popolo al Sindaco Achille Variati, ho diretto l’ufficio stampa del “Complesso Monumentale dell’Anfieatro Berico e Vera Casa di Giulietta adolescente”, subentrando alla dottoressa Deborah Coron con mansioni di cu i allo all’Incarico che detenevo nelle fase conoscitiva già prima e fin da dopo la partenza della signora Emma Seymour (quand’essa per ragioni di sicurezza, minacciata per la sua incolumità personale dovette rimpatriare nel Regno Unito lasciando la sua abitazione nel Complesso Monumentale dell’ Anfiteatro Marittimo Berico )

La docente Deborah Coron
La signora Coron organizzatrice di eventi, giornalista pubblicista, consulente per la gestione e progettazione di servizi didattici e culturali (in particolare servizi-museali e bibliotecari), critico letterario, esperta di sicurezza urbana, docente. e già Coordinatrice della Rete dei Musei della Provincia di Padova – Responsabile della Segreteria e dei Servizi Didattici , gestione di 4 Musei
- Museo Geo-paleontologico di Cava Bomba a Cinto Euganeo;
- Museo Storico-Naturalistico di Villa Beatrice a Baone;
- Museo Archeologico del Fiume Bacchiglione presso il Castello di San Martino della Vaneza a Cervarese Santa Croce;
- Museo delle Macchine Termiche “Orazio e Giulia Centanin” a Monselice.

Apertura al Pubblico del complesso monumantale per Valdimiro Riva e Paola Franco

La Pubblicazione sul complesso monumentale
2016 . LA MIA MIGLIORE INDAGINE GIORNALISTICA : Ho collaborato brevemente con il gen. vicentino E.I. Baiona, considerando l’ipotesi di inserire nello staff del prof. Maurizio Tosi il nipote del suo collega il nipote di Amos Spiazzi , appassionato di turismo ed eventi alla direzione del Consorzio turistico Vicentino, qualora il responsabile, Vladimiro Riva avesse lasciato l’incarico per ragioni di salute .

Ho quindi operato come consulente per la la signora Paola Franco e Marina Shoemberg , sempre con Vladimiro Riva responsabile del Consorzio Turistico, fin tanto che in primis lui confidò che il prof. Tosi aveva solo recitato di volere corrispondere agli estorsori la somma di 5 milioni di euro pretesi ( secondo gli estorsori noi non avremmo avuto alcun problemi a racimolare la somma, in sole 2 serate ed anche a inviarci loro artisti purché applicando un ritorno del loro pubblico cachet a loro, in nero …) Tosi, prima di essere assassinato, fu pesantemente minacciato per non aver solo finto di versare l’obolo pattuito .Per gli estorsori il benestare alla realizzazione del libro magistralmente redattoro da Matteo Costa e Paola Vignato, del il Consorzio Turistico ” Vicenza è” era frutto di quell’accordo . Si trattava di una pubblicazione che doveva dare lustro itinerari , i più esclusivi delle Provincia di Vicenza ( Terre Beriche). Da qui , come testimoniato dai membri dello staff , ulteriori pressioni avvennero .
PER NON DIMENTICARE
Minacce di discreditarci se non fosse stato versato “l’obolo pattuito”. . Fra queste intimidazioni, il portavoce del sindaco Achille Variati, scrisse una lettera alla segreteria dell’università di Bologna dove il prof. Tosi era docente . ( Al resistente conservatore Molossiano già scampato a un tentativo di sequestro in Riviera Euganeo Berica allorché si trovava a uscire dalla Casa Rossa delle Sorelle Mioni ( La sua scorta rispose al fuoco contro i malviventi arruolati ad Arcore, ed ebbe la meglio, stendendone 2 dei quattro, e consegnandone 2 di loro al colonnello dei Carabinieri Luigi Finelli). Gli sottrassero successivamente il suo bimbo di 2 anni e fu in qui momenti di sofferenza, che la compagna fu trovata misteriosamente ” suicidata ” . Da ue momento Io decisi di stare vicina a lui, così assistendo tutti i membri dello staff del professor Tosi durante pure il periodo che gli espose alla rappresaglia , il debugging promosso da dr. Jacopo Bugarini , portavoce del vicesindaco di Vicenza del dr. Achille Variati . La richiesta estorsiva di denaro (5milioni di euro ) non terminò neppure in quella occasione . Il denaro lo volevano e basta . A sentire loro era il giusto obolo da versare che diversamente avrebbero dovuto guadagnare cementizzandoa 50. 000 euro di oneri pro villetta , l’antica baia delle Fontega .
NESSUNA INDAGINE MENTRE ARRIVANO DECINE DI MISSIVE CHE CI INVUTANO A RESISTERE Di queste pretese fummo tutti testimoni mai chiamati a testimoniare malgrado l’AG fosse stata allertata . Maurizio Tosi per aver finto di stare al gioco, pagò con la sua vita . Fu assassinato 2 giorni prima di essere inserito in lista testi al processo farsa la cui vittima gerarchica fu il Conservatore. Intanto Lo scandalo deflagrò e la pianificazione diffamatoria inventata contro i due studiosi, contro il millenario anfiteatro colpevole , con i suoi sponsor, fornitori , finanziatori. Nessuno di loro dopo lo sforzo già sostenuto si dichiarò disponibile ad accettare al versamento della la tangente imposta . La pressione coinvolse pure i più grandi sommi memorialisti vicentini colpevoli di averne riferito l’esistenza, indignò gli anziani, sponsor anziani . Nel frattempo, molti cittadini Rivieraschi, vicentini, arcugnanesi vennero tacciati come omertosi . Ma come si fa a non essere omertosi quando la magistratura vicentina , a partire dal Magistrato siciliano Luigi Rende si è sempre e solo dimostrata distratta?

Decine di lettere pervennero al Conservatore Franco Malosso così invitandolo a resistere . Quindi fra le delazioni apparve che a capi delle organizzazione che gestiva le tangenti il cosidetto ” capo mafia ” al posto di Matteo Quero assessore del Sindaco Achille Variati finito in carcere con l’accusa di essere il rifornitore della rete di spacciatori di cocaina in Campo Marzio a Vicenza , a cui subentrò il commercialista dirigente della nettezza urbana, per volontà del sindaco si origine pugliese ( leccese ) all’AIM , appunto posto li a rimpiazzare il Matteo Quero responsabile delle gestione rifiuti e dei media TV e stampa incaricato a screditarci , tale Giafranco Vivian.
BENVENUTI A VICENZA : UNA INTERA PROVINCIA terra di occultamento di rifiuti radioattivi UE . .Matteo Quero ha consegnato al prof Tosi un memoriale di 20 pagine in cui ha spiegato come la Cupola vicentina si finanzia con il finto smaltimento dei rifiuti In particolare fanghi radioattivi provenienti da mezza Europa e sversati nei corsi d’acqua la notte , nelle rogge, che disperdono il loro carico tumorale nei fossi . . Ogni dettaglio è statto citato . Dall’autista col il tumore contratto a trasportare i veleni al politico che incassa la tangente, all’industriale che risparmia, al poliziotto pagato per fare finta di nulla. Al proprietario di una abitazione che tace sperando di vendersela e scappare da qui .

Ecco che ci mandavano nel corso dell’estorsione per invitarci a pagare. in seguito tale castello fu smontato un pezzo alla volta dalle successive indagini del Conservatore che esaminò fra l’latro che vi erano oggettive ipotesi di depistaggio in cui si voleva far credere che la regia estorsiva fosse opera il Vivian. Dirigente facente parte dell’IPAB, avesse urtato interessi derivati dalle eredità sorelle Mioni Boeche,Marchese Roy.

Secondo le missive che fanno riferimento pesano le dichiarazioni dei pentiti Carmine Schiavone e Nunzio Petrella e l’inerzia dei magistrati vicentini a procedere contro il sindaco Rucco Arrigo Abalti che li controlla TVA TVIWEB
Si riporta il servizio integrale di un paio di colleghi che rischiano ogni giorno la vita per raccontare come si mantiene il ricchissimo fabbbrichificio dei tumori Veneto e come viene diviso i bottino TARI pagato dal cittadino. Il mio informatore Giuseppe Romio, 300 iscritti al suo Comitato : So che mi voglio uccidere con armi readioattive. Il Giornale di Vicenza e TVA non pubblicano. I direttori sono incaricati di fare tacere a cittadinanza? Tutti hanno paura a parlare . Quando scrivo questo articolo mi hanno avvisato che i coraggioso Romio anni dopo l’omicidio del suo collaboratore Anserse Boeche , è stato. ” tombato” per sempre .
IL boss sui mostri nel sottosuolo: «Mafie al soldo di imprenditori con la complicità dei politici»
Il pentito di camorra Nunzio Perella parla del sito alle porte di Vicenza e spiega che veleni simili anni fa sarebbero stati seppelliti anche in alcuni campi a Torri di Quartesolo ( Vicenza ) . E sfida le istituzioni a cercarli tutti

Nunzio Perrella, col volto travisato (foto Marco Milioni)

Sotto l’oasi di Casale la situazione sarebbe molto più preoccupante di quanto le autorità non abbiano rilevato. Nel sottosuolo di quel sito alle porte di Vicenza sarebbe stato «sepolto di tutto». Di Più, lo stesso sarebbe avvenuto nei campi agricoli di Torri di Quartesolo a ridosso di via Zanella in prossimità della A4. Lo sostiene l’ex boss della camorra Nunzio Perrella che a favor di telecamera ha rivelato alcuni dettagli «inquietanti» durante un reportage realizzato da Vicenzatoday.it.
IL PERSONAGGIO
Perrella fece scalpore lo scorso anno quando collaborando con la testata Fanpage.it parlò dei traffici di rifiuti presenti e passati «che ancorano ammorbano l’Italia», specie quella del Nord: Lombardo-Veneto e Nordest in primis. Pochi mesi fa Perrella tornò a fare notizia, anche dopo la pubblicazione del libro «Bloody money» quando riprese a parlare dei rifiuti nocivi seppelliti nel Nord tra Emilia, Lombardia e Veneto. Da quando l’ex boss, che ha scontato una ventina d’anni in carcere e che spesso si lamenta delle istituzioni perché non avrebbero la volontà di andare a fondo rispetto ai particolari che ha deciso di rivelare, ha ripreso a parlare dei veleni occultati «in tutta l’Italia», non ha mai smesso di ribadire un concetto «molto chiaro»: poco di quello che è stato seppellito dalla criminalità organizzata «è stato raccontato ad una opinione pubblica che avrebbe il diritto di sapere». Ed ora da questo fiume carsico emerge una storia che punta dritto sul capoluogo berico e la sua cintura. Che in passato era stato appena appena sfiorato dal racconto di Perrella.
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Video di Filippo Leoni
UN CASO VICENTINO
Rispetto all’Oasi di Casale Perrella spiega che si tratta di una «ex discarica che ha ricevuto rifiuti di ogni tipo da tutto il Veneto» rispetto ad un sottosuolo, falde incluse che è tutto avvelenato. E lo stesso vale, sostiene il pentito, anche per alcuni campi agricoli vicini. In questo senso però le parole di Perrella cozzano con i toni decisamente meno preoccupati dell’assessore all’ecologia del comune di Vicenza Lucio Zoppello, il quale non più tardi del 22 gennaio 2019 proprio in relazione allo stato di salute dell’Oasi comunale, si affidò ad una lunga nota nella quale si faceva presente che «dalla documentazione presentata in comune non risultano elementi di criticità tali da far avviare un procedimento per la bonifica del sito».
Nella sostanza, questo il pensiero dell’assessore, «la situazione non è dissimile da quanto già emerso in passato, cioè che l’area è stata oggetto di conferimento di rifiuti negli anni ‘70, prima cioè della normativa che ha portato alla nascita delle discariche. Si tratta comunque di inerti e residui di demolizione edilizia, niente, quindi, di nocivo o tossico o pericoloso per la salute delle persone»
Il riferimento di Zoppello è ad un rapporto del Noe il quale con il supporto di una ditta specializzata aveva proceduto con alcuni scavi, realizzati il 15, il 16 ed il 17 ottobre del 2018, pensati per sondare la salubrità del terreno. I campioni raccolti dai militari furono poi analizzati da Arpav. Questo insieme di informazioni fu poco dopo vagliato da un tavolo ad hoc composto da tecnici di Arpav, Provincia di Vicenza e Comune di Vicenza il quale evidenziò una serie di profili «non critici» di cui nel gennaio di quest’anno diede conto appunto Zoppello. Peraltro questa attività di caratterizzazione fu ordinata dalla Procura della repubblica di Vicenza a seguito delle ripetute segnalazioni giunte da più parti rispetto ad una asserita pericolosità di quei suoli. Basti pensare alle battaglie condotte fino ai primissimi anni duemila da Giuseppe Romio e dal suo comitato che da almeno un trentennio chiede la verità sulla situazione del sottosuolo di Casale.
LA DENUNCIA
E quindi questo scenario poco preoccupante come si concilia con il j’accuse di Perrella? «Davanti ad un magistrato e davanti ai tecnici di Comune, provincia e Arpav – spiega quest’ultimo – io sono disponibile ad entrare nell’oasi di Casale e spiegare per filo e per segno chi ha portato cosa e dove il tutto è sepolto». Detto in altri termini l’ex boss, che spiega di avere una conoscenza diretta di quanto accaduto a Casale anni fa in quella che oggi è un oasi naturalistica gestita dal Wwf, lancia una vera e propria sfida alle istituzioni beriche e si dice pronto a portare gli investigatori nei luoghi in cui gli inquinanti sarebbero davvero presenti in concentrazioni e in quantità più allarmanti. Tuttavia Perrella va oltre e chiede che i campioni eventualmente acquisiti siano analizzati da tre soggetti differenti: l’autorità giudiziaria, le agenzie riferibili alla Regione o agli enti locali, mentre la controprova spetterebbe allo stesso Perrella che si dice pronto ad ingaggiare i suoi consulenti.
IL TABÙ
Ad ogni modo e parlando più in generale, nello snocciolare il suo racconto Perrella pur non minimizzando le responsabilità delle mafie, spiega che alla base della presenza in tutto il Paese di un inquinamento diffuso, ci sarebbe in primis «la responsabilità degli imprenditori» che non disdegnerebbero di affidarsi «a trafficanti di rifiuti senza scrupoli» che però possono agire perché la politica, in una con le amministrazioni, permetterebbe «questo andazzo. Il tutto mentre la magistratura spesso sembra dormire».
Perrella identifica quindi una vera e propria piramide gerarchica, «che è il vero tabù che nessuno vuole considerare». Una piramide che vede al primo posto l’industria ed appena un gradino sotto la politica. Sono queste due categorie che poi si servirebbero di un terzo livello più in basso, quello della criminalità, la quale «mette a disposizione» uomini, mezzi e fedine penali: si tratta delle ecomafie vere e proprie, le quali in ultima chiudono un circolo vizioso che «alla lunga colpisce più o meno indistintamente tutta la popolazione». Chi scrive peraltro, in merito alle circostanze denunciate dall’ex boss, ha chiesto il punto di vista dell’assessore all’ambiente del comune di Vicenza Lucio Zoppello, dell’assessore all’ambiente del comune di Torri Federica Poli: e poi ai vertici della Provincia di Vicenza nonché ai vertici di Arpav. Ma almeno per il momento, non c’è stata alcuna risposta.
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L’ex boss sui mostri nel sottosuolo: «Mafie al soldo di imprenditori con la complicità dei politici»
https://www.vicenzatoday.it/cronaca/pentito-camorra-nunzio-perrella-video-rifiuti-tossici-vicenza.html
© VicenzaToday

2016 in seguito a uno scontro verbale e divenni oggetto di un.attacco informatico che mirava a violare la mia vita privata. Fu consotto da u collaboratore dell’assessore del Sindaco di Vicenza Achille Variati , Jacopo Bulgarini (che invano avevo invitato a prendere atto anche mediante ricognizione dell’anfiteatro delle Querini ) In seguito a un esaurimento nervoso, che ne derivò , dato il senso si impotenza subito, fui costretta rivolgermi a un importante psichiatra in Svizzera mi son esautorandomi temporaneamente dai miei incarichi.
2016 Dicembre . Sono rientrata nello l staff anfiteatro e vera Casa di Giulietta occupandomi di PR , interviste ed Ufficio Stampa in Anfiteatro Berico. Al termine del periodo sperimentale proposto dalle d.se Olga Splendore e Kaysana B. Baybusinova in Anfiteatro Marittimo Berico, postesi sotto i controllo del prof. Filippo Albertin, presidente dell’Anfiteatro Berico e neo-candidato a sindaco di Vicenza . Olga a giudicare dalla sua analisi , nelle proposte collaborative ch elessi , si rivelò davvero in gamba . Purtroppo a causa del padre, colonnello dei Servizi segreti capocentro a padova dll’AISE , coinvolto con Baita Mantovani e il ministri delle Soprintendenza Giancarlo Galan , a sua volta finito sotto processo conil cognato per rifiuti… ( dovevano assumerla su pressioni del padre ) il Conservatore dopo ulteriori lettere anonime e minaccie, dovette prendere tempo con lei.La sua candidatura giacché risultava in quel periodo era sotto la lente di ingrandimento del’inchiesta Mose. Il Molosso dirà : Fu un vero peccato perché dalle analisi redatte dalla giovane donna da poco laureata, emergeva una grande professionalità e tanta buona volontà.
2017 Intervista a Sebastiano Tusa di Archeologia Marittima, assessore regionale dei Beni culturali per Archeologia Marittima e nell’Identità siciliana e i rapporto portato avanti dal collega prof. Maurizio Tosi nelle varie fasi di clssificazione dell’anfiteatro Berico.
Come praticante giornalista . A Vicenza ho dedicato interventi sparsi . Ho pubblicato spesso commenti e recensioni sui social quali i “Sei di Vicenza se ” e molti alti social analoghi anche in Arcugnano . I miei interventi hanno riscosso largo consenso ed interesse fin tanto che la vicenda Anfiteatro Berico, come vantato da un vicesindaco di Vicenza è stata fatta suo oggetto di debugging. In seguito a questi fatti ho intervistato per ben 6 volte il Conservatore dei luoghi Franco Malosso Maltarello von Rosenfraz .
2015/2016. Attività di a ricerca alle dirette dipendenze del prof. Maurizio Tosi , per i prof- Sebastiano Tusa, per il prof- Daverio per la signora Emanuela Pertile. Daverio ammise di avere contratto i tumore da quando, dopo aver espresso Vergogna per aver mostrato l’occultamento di rifiuti nei bacini dell’anfiteatro Berico e di quelli manco troppo occultati nell’omologa villa Adriana a Tivoli e si sentì minacciato da alcuni siciliani.
Analista e responsabile di cantiere in Anfiteatro Berico Arcugnano
2018 inizio del lavoro di catalogazine come museum registrar del materiale donato da Bechstein Giuseppe Becce .
responsabile sede staccata dell’archivio del presidente del complesso Monumentale dell’Anfiteatro Berico e Vera Casa di Giulietta ,Otello Gobbin.
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2020 Responsabile del servizio prestiti e della movimentazione dei manufatti archeologici nell’ambito dell’allestimento della mostre in corso.
2021 Interinalmente consulente della Associazione Associazione Culturale Ideapolis, La zattera .
ATTUALMENTE : 2023 In collaborazione con l’Ufficio Stampa dell’Anfiteatro Berico, così affiancandoci all’opera della signora Morris sto portando avanti un progetto di richiesta alla nuova Giunta Comunale locale per l’ottenimento della Cittadinanza Onoraria a Julian Assange .
avente oggetto propagandare per la libertà al giornalista Julian Assange
Chi vuole collaborare può scrivermi a :
Free WikiLeaks. Action -Betsy van der Meer
Old str. 372 London EC1V 9AU
2023 volontaria a concorrere per corrispondere volontariamente come free lance -giornalista investigativa per l’Agenzia Press Pandora Papers.
A causa di una intimidazione subita durante la fase estorsiva di cui sono state vittime i praticamente tutti i membri dello staff Tosi in Anfiteatro e per effetto degli omicidi avvenuti, la mia privacy ha dovuto entrare in un programma protetto come quello disposto alla signora qui residente Inglese Emma Seymour. Mi perdoni pertanto il lettore pertanto se non fornisco su certe date e dettagli personali per proteggere la mia privacy e se ometto alcuni dati tra cui data e luogo di nascita ecc.
COMPETENZE PERSONALI
Padronanza delle lingua inglese e italiana francese olandese
STATO CIVILE :
Single.
Capacità informatiche
PUBBLICAZIONI
Dal 2016 ho iniziato a scrivere questo libro …
“L’ULTIMO MAGISTRATO” Saggio su Giovanni Falcone Ecco una anticipazione.
Maggio 1992. E’ triste sapere di dover morire a primavera. Giovani Falcone, esattamente come due mesi dopo, il collega Paolo Borsellino lo sa. Sa che ormai è questione di poco. Perché ha scoperchiato quel filo d’Arianna. Lo stesso che con il denaro dei rapimenti, aveva urtato i traffici del Sindacato Ebraico, cioè la vera Mafia Kosher,” Cosa Nostra”
ALCUNI ALTRI STRALCI RIPRESI DAL MIO LIBRO
Oltre che dai tortuosi segreti di cui a volte ci parla Michael Ledeen, ebreo analista presso la Casa Bianca, il Dipartimento di Stato e il Dipartimento della Difesa . Quelle nuova formidabile fonte di “reddito ” generata dall’industria dei sequestri ha permesso altresì l’arricchimento smisurato di aziende finanziate e cresciute con il denaro dei rapimenti . Mentre dall’altra parte delle barricata l’altresì conseguente fallimento di quelle spremute dall’esborso di enormi somme di denaro . Aziende italiane ed amministratori indebitatesi pur di corrispondere i riscatti pattuiti per liberare il familiare rapito.
A Vicenza presso l’Anfiteatro Berico di Arcugnano, il magistrato voleva sapere chi si nasconde davvero dietro la carta di identità di un sedicente spendaccione medico siciliano che gioca a carte a presso Longare-Arcugnano . Lo scenario sembra quello dei classici faccendieri-industrialotti vicentini mostratici dal film : il Commissario Pepe.
Per Falcone si tratta di rampanti e giovani manager Vicentini. Regie e basisti dei sequestri di persona veneti. Una nuova casta in cerca di potere con ogni mezzo e modalità. Per qualcuno di loro disponibile anche alle stragi i sentmenti non esistono più . A cancellali, ci ha pensato la cocaina . Fra essi ne spicca uno, un soggetto dotati di elevata intelligenza e forte pericolosità organizzativa sociale. Gli stessi che avrebbero votato la un morte del Magistrato .
Anche al sedicente medico, prima di bruciarlo, avrebbero rifilato lo stesso tipo di denaro insanguinato tracciato da proventi di sequestri di persona. incaricando a spenderlo. Lo stesso utilizzato per corrispondere, ma sarebbe più corretto dire: utilizzato per ungere gli ingranaggi del sistema. . Insomma, per violare areee paesaggistiche protette da secoli. Il tutto offerto dai vicentini pagando però a prezzi stracciati manovalanze meridionali. Spesso squadre composte da altrettanto ricattabili latitanti o lavoratori in prova. E così pagando tasse convenute su misura .Oneri di urbanizzazione su luoghi storico paesaggistici vincolatissimi. A chi? A Comuni . Nella persona di sindaci, presidenti della Provincia, della Regione a Notai, Ufficiali Tecnici comunali. Soprattutto del Comune di Arcugnano da cui dipende l’Anfiteatro delle Querini di villa di Arcugnano capoluogo . Appunto. Con l’omicidio di Falcone e Borsellino, i veri e propri ostacoli per “ gli affari “, cioè realizzare abusi edilizi saranno rimossi e la corruzione riprende alla grande. Complice la fretta di smerciare lire scambiate comunque tracciate ed imboscate dalla Banca del riciclo mondiale, la Rasini di Luigi Berslusconi . Serve fare presto prima che arrivi l’euro. Madonia dicono, almeno fino al 2009 sembra da una operazione coperta, continui a dirigere i suoi affari. A chi testimonia contro di lui va tolta la scorta di Stato. In TV ci si aggiusta parlando di Calcio e Porno- processi. Forse per denaro o per paura, mentre i costruttore Maltauro volerà giù dalla finestra, ripartiranno ben pianificati, incontrollati i piani che devasteranno il paesaggio. Nella sola provincia Vicentina come prudentemente, col Sacco di Palermo. Dopotutto è passato un ragionevole prudete tempo da quando si portarono dietro appunti e documenti e nomi, uomini dei Servizi Segreti provenienti da Roma. Assieme a quello strano medico spendaccione che, giova a dirlo, con l’utilizzo dei candelotti esplosivi marchiati Fiat Valsella, e non solo si è sempre dichiarato contrario alla eliminazione del dr. Falcone.
Una lista di imprenditori vicentini coinvolti, quasi analoga era quella rimasta nelle disponibilità dell’avvocato Lorenzo Pellizzari. Il legale vicentino formatosi Salesiano e Rumoriano , che stringe la mano al Presidente Siciliano Sergio Mattarella, un fratello ucciso, figlio dell’ on. Bernardo a cui con Don Sturzo dal 1943, si deve la salvezza dei tetti degli italiani. L’avvocato Pellizzari fu, primo ad avere pubblicamente allarmato che la Mafia sicula finanziava le imprese vicentine, TV media e direttori di giornali incaricati di depistare su quel che prof. Maurizio Tosi stava avvenendo nel paese. Documenti di diponibilità del Piddu Madonia comunque anche in Questura erano stati evidentemente e prudente microfilmati. Quando a seguiti di intercettazioni ambientai scatterà la cattura del Costruttore siciliano a Vicenza, l’operazione è segretissima.
Il sospettato risulterebbe avere il padre della cognata in servizio alla locale Questura vicentina governata dal Questore Piernicola Silvis.
Quei documenti riemergeranno in seguito alla clamorosa bomba provocatoria sull’ Anfiteatro Berico sollevata dal sindaco nipote dell’avvocato Pellizzari.
Autentici spediti a metà febbraio 2017 al prof.Maurizio Tosi. Accompagnati da un invito a resistere alla estorsione e diffamazione sull’Anfieatro Berico . Il classificatore ventennale due giorni prima della di lui sua eliminazione, li consegnò a persone di sua fiducia. Presumibilmente della rete Adela . Rete di spie di cui il guru dell’archeologia non ha mai fatto mistero fare parte .
Intanto il nipote dell’avvocato Pellizzari, il Sindaco di Arcugnano, quello che aveva dato il via alle seppellite controversie, mentendo palesemente o per causa del cattivo lavoro dei suoi operatori diffonde una provocazione sul conto del Conservatore ” Dell’Anfiteatro Betico io non ne sapevo niente ma come è mio dovere denuncio in Procura e contestualmente spero che il Conservatore dei Luoghi faccia valere le sue ragioni [ndr.] “
Alle sue parole seguiranno i fatti . Lo sbancamento della collina dell’anfiteatro autorizzato, che strano, proprio da lui, il sindaco , intanto andrà avanti e sta a tutt’oggi proseguendo imperterrito. Scopo: cementificarla a ville abusive. Quel denaro è speso anche dalla moglie e dalla figlia di questo sedicente medico. Peccato pure che è parte di quel denaro tracciato dai sequestri di persona tra cui quello di Carlo Celadon.
Per Falcone, l’idea di trasformare Piddu Madonia in medico palermitano questo, avrete capito è il vero nome del medico siciliano ( che compare in provincia di Vicenza vicino a quello di Totò Riina un altro qui soggiornante ) l’ideatore del “santino” cioè di un documenti di identità falsato come così chiamato dal vicentino Francis Turatello, il figlio di Frank Coppola fu il sicario Vittorio Mangano, il convivente del Cavalier Berlusconi ad Arcore. Fatto che avvenne dopo l’omicidio di cui Mangano si vantò , quello del medico, il dr. Bosio. Bosio poverino era il contrario esatto di don Michele Corleone, il primario che non ha esitato neppure un minuto a iniettare sul pastorello testimone dell’omicidio del sindacalista capace davvero di di pensare e di riferire il Un delitto orribile aborrito anche che gli invasati che nelle mafie vedono la loro Patria, il loro credo . In questi casi infatti , letteratua mafiosa isegna , viene eliminato il killer. Mai ragazzino. Rifiutava le cure a criminali. Mangano Si tratta di una vecchia conoscenza nel campo della pianificazione dei rapimenti ai danni degli imprenditori milanesi e spaccio internazionale di droga. Soprattutto attivo quando arriva a Milano negli anni’ 70 cominciando a pianificare industrialmente le estorsioni e i sequestri di persona. E’ lo stesso mandante che con i suoi sicari a fine anni ‘90 attentò al Conservatore dei Luoghi nelle statale Riviera Berica. Nelle sparatoria ingaggiata fra gli slavi serbo macedoni di scort
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Betsy van der Meer . betsy.vandermeer.w@gmail.com
Ufficio stampa Anfiteatro Berico -Vera Casa di Giulietta
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