Statua del generale Romano Eustacchio, Unn assai discutibile montaggio delle sua testa così riattaccata al busto comunque questo doveva essere il vero volto del generale Macedone .

Eustacchio Generale Macedone discendente dai Molossi. Prese servizio formandosi alla corte dell’ imperatore Traiano. Per ragioni legate alla sua nuova fede cristiana, cadde in disgrazia con l’imperatore Adriano, il marito di Vibia Sabina proprietaria dell’Anfiteatro Berico di Arcugnano . Un pilota, collegha del generale Ettore Malosso racconta circa la nascita dell’ultimo genito Molosso , “Franco”.

Franco Alessandro Molosso Maltarello von Rosenfranz

“Franco”. Questo era il nome scelto in omaggio al protagonista del libro del senatore, poeta, memorialista, scrittore e presidente della Reale Fabbrica del Maltarello, nonno di Franco Molosso von Rosenfranz, il senatore poeta , romanziere e memorialista Antonio Fogazzaro. Come nel romanzo Piccolo Mondo Antico del Fogazzaro infatti la madre prevede per una carriera ecclesiastica a cui Franco fu realmente avviato: il Collegio Vescovile . Ma perché poi Franco avrebbe dovuto essere registrato con questo spiritoso nome: “Eustacchio “? Orbene, Giana, la madre non riusciva a rimanere in cinta di lui . E in un. precedente difficile e travagliato parto, forse così causato delle vicissitudini post belliche che coinvolsero il marito anche lungo tempo latitante a Fort Bliss in USA che l’ultimo maschio dei Molossi nacque abortito. Allora alla domanda rivolta da un ufficiale collega pilota del padre, tale capitano pilota Cattaneo : Se ci sarà davvero un nuovo parto e se nascesse il giorno dedicato a Eustacchio , lei lo chiamerebbe così ? Signora risponda seriamente e facciamone un voto . Lei rispose ” SI” . Pur di avere un discendete maschio lo chiamerei con questo nome. A testimoniare il voto, furono presenti l’ex aeronautico divenuto poi impresario di successo, Adone Maltauro e il capitano Ciprian. A qualche Dio devono aver pregato racconta il Molosso se stavo giusto nascendo giusto in quel giorno… non fosse che mia madre alle 12-5 alla soglia del fatidico giorno, entrando in sala parto chiese subito dell’olio di ricino .

Fra l’altro il Generale Eustacchio fra i predecessori del Molosso non fu considerato fra più fortunati alla nuova Corte di Adriano. Anzi . Entrato in conflitto con l’imperatore sembra sia finito come Apollodoro di Damasco.

L’architetto, ancora in fase ideativa prevedeva che la forra, che Adriano, desiderava per Tivoli non fosse a spicchi. Ma liscia. Appunto a replica delle volta della cupola della enorme grotta nella cascata degli schiavi che avava preso spunto dalla media cavea dell’anfiteatro Berico di Villa di Arcugnano Capoluogo.

Quando Adriano sposo la dodicenne vicentina Vibia Sabina incoronandola a imperatrice di Roma, a quel loro matrimonio si uni il tredicenne Atinoo che poi , alla sua morte sarà divinizzato. A lui saranno dedicati poesie, città, templi, un’infinità di statue in ogni angolo del suo impero. Così tante che i cristiani , dopo il 394. d.C non ce la fecero a distruggerle tutte.

ll bell’Antinoo, schiavo di appena 13 anni, venne notato dall’imperatore Adriano nell’ottobre del 123 d.c. che ne fece immediatamente il suo amante. L’imperatore nel vasto impero lo portava con se in tutti i suoi viaggi . Era bellissimo, simile a una divinità greca, con i capelli ricci, leggermente imbronciato come una bellezza che non si concede facilmente, in molle atteggiamento sensuale come tutte le bellissime statue greche.

Forse fu lui prototipo ben più moderno scatenante del piccolo barone polacco Wladislaw Moes (1900-1986), all’epoca in vacanza con la madre e le sorelle al lido di Venezia.e a cui si ispirò senz’altro La morte a Venezia (titolo originale: Der Tod in Venedig) novella dello scrittore Thomas Mann n cui il protagonista insegue perdutamente Tazio per tutte le calli, morendo infine al lido in una splendida scena al tramonto, ripresa da Luchino Visconti con la musica di Gustav Mahler.

DISCLAIMER: non sempre le immagini qui pubblicate sono quelle autentiche . Talvolta le pubblicazioni si riferiscono a copie do riproduzione glittica  provenienti dalla scuola di Johann Anton Pichler alias di Giovanni Pichler padre di Teresa, moglie del traduttore dell’Iliade di omero, il poeta Vincenzo Monti.

ARCUGNANO (Vicenza )Castello eredi del poeta Vincenza Monti traduttore dell’Iliade di Omero E dove se non qui ad Arcugnano presso i terreni e il Santuario dell’Anfiteatro dentro la antica baia che furono di Vibia Sabina ed amministrati da magister Molossiani .

ARCUGNANO : E propio qui, davanti al Borgo dei Porto di Pianezze del Lago, giova a dirlo, possiamo ammirare Il castello delle famiglia Monti. Eredi del traduttore dell’Iliade di Omero, il poeta Vincenzo Monti marito di Teresa Pichler . Il castello venne costruito attorno alla antica torre di illuminazione, quando secoli prima essa stava li segnalare l’ingresso ai navigatori che penetravano queste acque. Ed eccovi da questo meraviglioso film come poteva essere la vita di uno schiavo addetto alle galere. Nelle foto sotto invece il Castello di Giulietta. La masseria fortificata che il gen. Ettore Malosso trasformò in dopo-cenacolo intellettuale con Maurizio Girotto, Neri Pozza, Otello De Maria. Si trova nel pieno borgo primario più antico di Arcugnano. Quello si affaccia sull’Anfiteatro Berico Querini – principi Colonna – Grimani- , Dalle Ore -Marzotto, gen.i Grimaldi, -Malosso .

Da quella che fu la vera casa di Giulietta , la veduta sull’enorme anfiteatro .

Servizio di Betsy van der Meer 3-2024